Tavole anatomiche, studi di fisiognomica o inquietanti testimoni di realtà? Se la sensazione generale è quella del lieve spaesamento misto ad una fascinazione che intriga malgrado noi, allora vuol dire che le immagini di Vania Comoretti hanno raggiunto il risultato. La giovane artista infatti, ha una preparazione tecnica altissima ed un apprendistato da restauratrice (assolutamente visibile in queste opere eseguite a matita colorata e acquerello), tali da permetterle di ottenere queste soluzioni in tempi di elaborazione relativamente brevi. Eppure a guardarli da vicino sul bordo del foglio compaiono una quantità incredibile di strati di colore: ognuno di loro è testimone di lentissimi passaggi chiaroscurali, di prove di spessore e di memoria delle molte fasi di lavoro.
Tutto è qui, in questo bordo negletto, registrato a margine e marginalmente importante proprio perché in questo luogo ci si aspetta di trovare al massimo la sporadica testimonianza delle prove di colore. Tuttavia l’esattezza, la precisione chirurgica di queste matite e il congelamento delle espressioni del volto in una gabbia di fredda realtà, comincia da qui per non impedire a rughe, pieghe e tracce di intrattenere una qualche relazione con l’osservatore. Come dire? Questi volti, per lo più femminili e di giovane età, all’inizio bloccano l’incontro per poi lasciarsi attraversare in un secondo momento. E, senza sforzo o costrizione alcuna, cominciano a mostrare il loro spessore, tutta la morbidezza ed un fascino che paradossalmente sembra essere stato tenuto nascosto.
Ciò che intriga della ricerca della Comoretti è infatti proprio questo suo voler fare percorrere alle immagini una direzione contraria a quella che ci si attende da un lavoro fatto al bisturi. Lo scorcio, la minuzia con cui si definiscono impurità e imperfezioni, la tecnica, il rigore ed il controllo costante hanno il difficile compito di non creare una barriera impenetrabile tra l’immagine e l’osservatore. Hanno al contrario, lo scopo di creare un’immagine in grado di farsi attraversare mantenendola elastica quanto basta per essere cercata ancora, per essere interrogata e investita di questioni e supposizioni nostre, intime, personali. La scommessa sta proprio tutta qui. E’ possibile dare ad una realtà fedelmente registrata un’identità unica e allo stesso tempo una valenza narrativa interessante? Ogni bordo o margine di queste carte e tutta la delicatezza che ne viene fuori sembra dire di sì.
matilde puleo
mostra vista il 12 febbraio 2005
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Brava Vania, i tuoi sono lavori incredibili!
Non ti fermare qui, continua la tua ricerca e stupiscici ancora!