Finalmente, come dicono le nonne, un po’ di gioventù a Pistoia. Dieci giovani artisti rivitalizzano uno spazio del centro storico chiuso da oltre venti anni. Siamo al piano terra del Palazzo Bracciolini delle Api, a due passi dal Duomo. Quello che era un deposito di granaglie, adesso è una sorta di tunnel dall’architettura interna pesante ma rarefatta nel bianco. Si tratta del primo degli appuntamenti in esterno della Galleria SpazioA. Sottotitolo: prove di avvicinamento al centro cittadino.
È Progettoggetto, sottotitolo: prove di materializzazione. Oggetto come momentaneo precipitato di un qualche sistema simbolico. Anello materico di una rete di senso. Oggetto che sta lì per essere discusso e per essere punto di (ri)partenza, non di arrivo. Sì, perché parlare di oggetto oggi significa, come da “manifesto programmatico” della mostra, parlare di “sciame di progetti, di realtà nebulosa e dinamica” (Andrea Branzi, in Vertigo, catalogo della mostra, MAMbo, Bologna, 2007).
In Progettoggetto dunque non si parla né di design né di scultura ma di “oggetto artistico”. E se ne esemplificano alcune possibili materializzazioni. Ecco quindi che, coerentemente, troviamo concretizzata in esposizione la diatriba tra soggetto e supporto nelle ceramiche di Atrium Project.
La condizione adolescenziale, congelata con l’atto vandalico di Nicola Gobbetto, che appiccica una gomma da masticare su un’illustrazione di Alice nel paese delle meraviglie. Il contrasto natura/artificio nell’albero le cui foglie non sono che mollette di legno di Francesco Carone.
L’oggettivazione di un obiettivo, che si fa irraggiungibile, con Michele Bazzana, che “mette sottovetro” un bersaglio per arceri. Il principio naturale di economia con le bolle di sapone di Nikola Uzunovski. La dicotomia percetto/percepito nelle nebulose plastiche di Brunno Jahara. Il rispetto per i luoghi in cui ci è dato vivere con i deodoranti-per-città di bobina (Maria Piccinini). Il tema dell’interazione con l’installazione sonora di Alberto Tadiello, che muta output al mutare dell’ambiente circostante.
Dieci modi “contemporanei” di guardare all’oggetto artistico e un disegno curatoriale forte firmato da Stefano Coletto. Come negli intenti, un buon punto d’inizio della discussione.
link correlati
www.atrium-project.com
www.uzunovski.com
www.bobina.biz
www.brunnojahara.com
www.simonetosca.com
damiano meola
mostra visitata il 22 giugno 2007
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