Il contrasto fra il significante e il significato si evidenzia immediatamente nell’opera di Andrea Marini esposta nella sede dell’associazione culturale GRAFIO di Prato.
L’espressione dell’idea è pura , diafana, nitida e pulita, quasi lontana da ogni realtà conosciuta, separata dall’osservatore da uno schermo trasparente di teli in PVC, a formare una serrache racchiude l’installazione in una parte delimitata all’interno dello spazio espositivo.
Il concetto, l’idea da cui nasce è decisamente più inquietante: nel laboratorio asettico si riproducono larve in vetroresina, opalescenti e mostruose. Forme che assomigliano a grosse spore in letargo apparente, pronte a schiudersi alla fredda luce azzurrina delle lampade di Wood. L’opera ci conduce verso scenari fantascientifici di metropoli devastate da scorie radioattive e popolate da strane larve che si riproducono a spese dell’umanità assediata da cui traggono spirito vitale. Il diaframma che ci separa da questi replicanti dà un senso di protezione e di distacco da un’ipotesi di realtà con cui non vorremmo avere a che fare. Le forme di Andrea Marini pendono dal soffitto, sorrette da impercettibili fili, a diverse altezze da terra, fitte, in vari stadi evolutivi. Invadono lo spazio come ultracorpi e accumulano energia da Un mondo di scorie che si riproduce ai margini delle metropoli, silenzioso si espande, e ricrea un’altra natura che, minacciosa, pare sostituirsi a quella organica…. Così si esprime Paola Ballerini nella presentazione della mostra.
Nell’ambiente si diffonde un elaborato sonoro che riproduce il rumore del traffico urbano con ritmo e richiamo evocativo alla risacca marina. Proprio il sonoro riunifica il contrasto fra idea e elaborazione, dando all’opera una contestualità complessa ma ben articolata.
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Daniela Cresti
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