Non sono bambine né propriamente adolescenti le ragazzine ritratte da Roberta Savelli. Né carne né pesce, appartengono ad una fase della vita che viene definita pre-adolescenza; un periodo in cui è facile subire ancora l’attrazione dei giochi dell’infanzia, dominato dalla fantasia. Mentre i grandi rivolgimenti, sia fisici che mentali, stanno per prendere il sopravvento.
Lunghi pomeriggi passati nella propria cameretta, un microcosmo personale -un vero e proprio castello incantato- a fantasticare, scarabocchiare su fogli volanti, ascoltare la musica dell’anima sdraiati sul letto, oppure dinanzi ad uno specchio interrogandosi sul destino incerto. Queste le attività che sembrano impegnare le fanciulle e i ragazzini raffigurati nelle dodici tele proposte da Savelli a Siena, lavori eseguiti ad olio su garza in varie dimensioni, secondo una tecnica che si serve di un colore estremamente diluito, simile ad un acquerello, e di contorni decisi, rossi o verdi, a delimitare ed esaltare la figura.
Quasi fossero usciti direttamente dall’atmosfera ottocentesca di Pic-nick ad Hanging Rock, ritratti in pose dal sapore preraffaelita, questi fanciulli si offrono allo spettatore senza pudore, con lo sguardo diretto, sicuro e profondamente introspettivo. I fondali, alternativamente bianchi, nero pece o a fiori stilizzati, non contengono alcun riferimento temporale; spesso manca anche un richiamo spaziale e prospettico, la sensazione è quella di completa assenza di gravità. I corpi seminudi o fasciati in sgargianti lingerie aderenti -a fiori o a righe sottilissime- galleggiano nel vuoto, in un’atmosfera evocativa che allude a quello stato di sospensione mentale tipico dell’adolescenza.
Lo studio dei volti rappresenta la fase centrale del lavoro della Savelli: le facce sono ritratte di profilo, di tre quarti o frontalmente; i capelli sono sciolti, spettinati o raccolti in morbidi chignon abbelliti da margherite. Attraverso la ripetitività dello stesso tipo fisico, pur con le infinite sfaccettature del caso, l’artista riesce a calarsi nell’anima di queste fanciulle eteree, dal sapore onirico e dallo sguardo impertinente.
A completare la personale un video proiettato su garza bianca, in cui i fotogrammi dei ritratti si alternano in un processo di sfumata e diafana sovrapposizione dal gusto ipnotico, insieme agli schizzi preparatori e alle foto delle giovani modelle.
La Savelli, che proviene dal mondo della scenografia, ha curato anche la realizzazione del catalogo: una scatola bianca di cartone in cui, alla stregua di un prezioso cofanetto di ricordi personali, sono disposte in maniera solo apparentemente casuale le riproduzioni delle opere esposte, i disegni e le foto preparatorie ed un brano scritto.
sara paradisi
mostra visitata il 19 novembre 2005
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