Il sole è accecante sulla collina della cascina Terrarossa, che emerge dal bosco del parco di Celle. Così, quando il passo si spinge all’interno dell’edificio, la penombra obbliga a stringere le palpebre. La fisionomia delle stanze affiora lentamente, preceduta dall’odore dei muri antichi. Nei piccoli ambienti, che si inseguono uno dietro l’altro, si dirama la ragnatela di Sissi (Bologna, 1977). Una trama di fili d’acciaio abbracciata da corde dall’effetto metallico invade gli spazi, oltrepassa le soglie, costringe il visitatore ad abbassarsi e districarsi per procedere lungo il cammino, confuso dal moltiplicarsi delle ombre proiettate sulle pareti. La presenza delle spire è periferica e discreta nelle prime sale, ma si gonfia nel procedere del percorso, invadendo gli angoli ed il centro del pavimento, spingendosi in altezza lungo le pareti, attraendo il pubblico al piano superiore. È qui, in una piccola sala, che attende Aracne: Sissi, avvolta nella sua stessa ragnatela, si aggrappa alle sue trame e rimane sospesa. Immobile.
Voliare, questo il titolo della sua installazione, richiama per contrasto l’idea del volo, o meglio dell’impossibilità del volo, intrappolato da una sorta di voliera. La rete di funi metalliche che si espande dentro la Terrarossa rimanda puntualmente all’immagine della gabbia. Nei disegni preparatori dell’opera, che ha tenuto impegnata l’artista per due anni, emerge inizialmente l’idea di rivestire l’intero edificio, anche nell
La cascina sembra divisa a metà in un momento di schizofrenia. Negli spazi adiacenti a Voliare, una serie di ambienti ospitano le piccole opere di Piero Fogliati (Canelli, 1930). La mostra dell’artista torinese, accompagnata in catalogo da un testo di Lara Vinca Masini e da uno di Giuliano Gori, padrone di casa a Celle, assume i connotati di una retrospettiva storica. I pezzi esposti risalgono per la maggior parte alla metà degli anni sessanta e sono da leggere in correlazione con i quaranta disegni e il Fleximofono (1967), esposti in un altro edificio di Celle, Casapeppe. I lavori di Fogliati si basano su principi di fisica, di ottica, di meccanica, per creare visioni luminose, fusioni di colori, immagini in movimento. Realizzate nel periodo di maggior fervore delle ricerche optical, sullo sfondo degli studi di arte cinetica dell’ambiente, soprattutto, francese, le opere di Fogliati ritagliano una propria autonomia: si tratta di piccoli oggetti di estrema essenzialità formale, privi di ridondanza e imperniati sul rapporto di interazione col visitatore.
Sono macchine minime, esperimenti di tecnica e scienza, che mirano non solo a svelare principi fisici, ma soprattutto a far apparire visioni poetiche, proiezioni quasi immateriali, fluttuanti ed evanescenti.
Giuliano Gori festeggia, con l’omaggio a Fogliati, il venticinquesimo compleanno di Celle, che di questo artista conserva due lavori permanenti e la memoria di una lunga frequentazione.
silvia bottinelli
mostra visitata il 28 giugno 2007
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