Dopo due anni passati alla Rijkakademie di Amsterdam ed un anno in residenza d’artista presso l’Istituto svizzero di Roma, Shahryar Nashat espone per la prima volta assoluta in Italia, presso gli Ex Macelli di Prato.
Nel video Les Negateurs (2003), un uomo con lo sguardo fisso, incorniciato da un primo piano, sullo sfondo del mare, recita dei versetti del corano cercando di (in)-seguire una voce fuori campo. In Laterally yours (2002) invece, su una proiezione centrale un uomo racconta alla propria innamorata i soprusi della sua “prigionia”, mentre, sugli schermi dell’installazione, scorrono immagini di tale “sequestro”.
Il lavoro di Nashat riflette fondamentalmente sul concetto di libertà e schiavitù, non solamente da un punto di vista umano, ma anche politico,
Nashat tende a presentare l’oggetto del suo lavoro in maniera estremamente formale e retinica, ma questo formalismo nasconde un nocciolo più duro e consistente.
Se Hanna Arendt ci ha parlato dell’origine dei totalitarismi e della loro evoluzione, Nashat prende spunto da questa riflessione per aprire lo spettro dell’indagine a ben altre situazioni. Il rapporto tra legge divina e libero arbitrio viene analizzato ne Les Negateurs, quello tra schizofrenia e realtà in Laterally yours. Due forme totalizzanti e totalitarie che corrodono e limano diverse libertà concesse all’uomo. L’artista svizzero affonda le radici della propria cultura nel natìo Iran, un paese dove il forte adempimento religioso suscita echi nella nostra cultura eurocentrica.
In Optimism (2003), l’ultimo lavoro che verrà presentato alla fiera d’arte di Cologne, l’indagine sulla repressione emotiva e fisica è trasposto al ruolo che l’architettura svolge all’interno di un piccolo nucleo di persone; il video infatti, girato nel Palazzo della civiltà a Roma nel quartiere dell’Eur, focalizza l’attenzione sulla concezione di architettura di regime fortemente incarnata da questo edificio.
simone battisti
mostra vista il 19 settembre 2003
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