Un meraviglioso tappeto, composto dai colori nero, rosso e bianco, è in realtà una fotografia di un momento nella produzione di cloridio di sodio del Lago Magadi in Kenya fatta dall’aereo nel 1984 dallo svizzero Georg Gerster.
Da quando gli uomini si sono appropriati della facoltà di volare, soprattutto gli artisti sono sempre rimasti affascinati dalle nuove visioni nella prospettiva dall’alto. Negli anni ’20 e ’30 i futuristi crearono
addirittura l’Aeropittura, l’Aeropoesia e l’Aerofotografia.
Da trent’anni Gerster fotografa da tutte le parti del mondo, e chiama le sue opere “Flugbilder”, cioè: immagini di volo (oppure Aeroimmagini?).
Queste immagini sono molto piú calme rispetto alle creazioni futuriste, nonostante la forte sensibilità del fotografo verso gli effetti dei colori, e che colori! Come nella “Produzione di clorido di sodio del Lago Magadi“
o nei “Campi di mirtilli poco prima del raccolto nei pressi di Plymouth Massachusetts (USA), 1988“, li cerca, li trova e li sceglie e ce li rappresenta in equilibrate composizioni cromatiche, astrazioni grafiche o figurazioni bizzarre. A volte il fotografo, dovendo reagire rapidamente durante uno dei suoi numerosi voli, che possono essere rischiosi, ricava immagini dalla memoria collettiva, con una particolare affinità con la pittura di Paul Klee. Alcune di esse invitano alla meditazione, altre alla filosofia o alla riflessione. Le superfici della terra si trasformano nelle sue immagini, che rivelano nuovi segni e disegni e permettono nuovi punti di vista, perché mentre la lettura delle fotografie genera associazioni a tessuti preziosi, tappeti colorati, mosaici fantasiosi, la mente dello spettatore si libera per “vedere meglio dalla distanza” e a riflettere sulla natura, l’ambiente, la società. Le posizioni di ripresa sono scelte attentamente in modo da ricreare il rilievo tagliato dalle ombre nel soggetto che arrichisce l’immagine, escludendo cosí la visione troppo piatta che può avvenire nelle fotografie dall’aereo o da una torre alta, cercata nelle astratte trasformazioni di Laszlo Moholy Nagy ma criticata nelle sue proprie fotografie da Mario Giacomelli. Mentre lo spettatore si diletta a vedere le immagini di Gerster, le didascalie precise lo informano sui vari soggetti dei sessanta scatti: mulini a vento, sabbie mobili, giardini, coltivazioni di piante, uno stadio, mongolfiere, progetto per l’energia solare…
L’uomo è sempre presente nelle sue immagini, qui stampate in 60x80cm e montate su alluminio.
Gerster le cui immagini sono state diffuse in numerose pubblicazioni, conosce bene e sente i suoi soggetti, scoperti in Europa, Africa, medio ed estremo Oriente, America del Nord, America centrale, Sudamerica, Australia,
Antartide, perché spesso scende dall’aereo e indaga da vicino. Cosí racconta, il villaggio di Labbézanga su un’isola del fiume Niger in Mali, da lui fotografato nel 1972 e pubblicato, di seguito ha potuto essere salvato dal suo spostamento.
Katharina Hausel
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