Poeta, artista, regista, tante attività in una sola persona, in una sola mente. Isaia Mabellini alias Sarenco, e chi altri? Impossibile voler distinguere tra poeta e artista se si parla di poesia visiva. Sì, proprio da lì è partito l’artista d’origini bresciane. Intorno al Sessanta entrò a far parte dello storico gruppo fiorentino denominato, appunto, Poesia Visiva.
Agli inizi degli anni Ottanta, Sarenco si dirige verso altre mete, verso terre esotiche, alla ricerca del nuovo e del diverso. Decide di scegliere la terra del Safari, quella che diventerà la sua Africa, alla quale tutt’ora è legato da un doppio filo, proprio come dimostra questa esposizione.
Ed eccolo ora a Firenze, proprio da dove aveva iniziato, a riproporre al pubblico la Platea dell’Umanità, realizzata per la sua sala personale alla Biennale di Venezia 2001.
Un’iscrizione, a scopo didascalico, ci spiega l’installazione. Una glorificazione delle gesta dei guerriglieri Mau Mau, che si impegnarono, nelle foreste del monte Kenya tra il 1952 e il 1963, nella lotta per liberazione del Paese dalla dominazione inglese. Sarenco si autoritrae, seduto su una panchina, insieme al giornalista David Njaci, il quale gli sta raccontando l’accaduto. Intanto i due assistono ad una scena: l’onorificenza, da parte del futuro Presidente della Repubblica Kenyatta, per gli eroi dell’impresa militare. Intenzione dell’artista è proprio quella di celebrare questi uomini/personaggi, dei quali viene ricordato il nome nell’epigrafe posta a corredo del lavoro.
L’installazione è come se vivesse in un suo habitat naturale, tutta avvolta dalle oltre 300 opere, realizzate a Malindi, in Kenya, da artisti e artigiani locali e appartenenti a un periodo che va dal 1990 al 2001.
Sono i colori i protagonisti dell’intera esposizione. L’occhio dello spettatore, a primo impatto, percepisce l’assoluta presenza del colore: giallo, verde, rosso, blu, nero, bianco… Poi, soffermandosi ad osservare, riesce a distinguere le parole; o meglio la parole che va a costituire quell’insieme che è detto langue: il messaggio che l’artista vuol lanciare al pubblico. Dunque dal particolare all’universale, ecco la giusta chiave di lettura, non una, ma tante quanti saranno gli spettatori.
Gli argomenti delle poesie visive sono infiniti: l’amore, il cinema, la musica, l’arte, la poesia, e vanno a costituire l’intero Poema della mente di Sarenco, che si esplicita in brevi, ma incisivi versi.
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Sarenco alla Biennale
Elena Parenti
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