Una bella mostra di Lawrence Weiner a Pozzuoli, i ripetuti successi di mercato di Alighiero Boetti, le nuove installazioni luminose di Kosuth a Torino ed a Napoli. L’arte scritta sembra godere di ottima salute in questo periodo, almeno nel nostro Paese…
Alessandra Borgogelli: E anche negli altri. Non è però solo la parola scritta a continuare a vivere anche assumendo forme estremamente sofisticate (penso al recupero dei caratteri gotici in Vim Delvoye o alla chirografie di filiformi neon di Mario Merz o di Pier Paolo Calzolari, o alla scrittura fiorita, quasi da antico amanuense, di Luigi Ontani, o a quella spontanea di Ben Vautier).
Oggi però viviamo in una realtà sempre più smaterializzata e sonorizzata, dove dunque predomina di nuovo una forte oralità che si credeva perduta. In fondo siamo i primitivi di un’epoca nuova, e come tali torniamo ad affidare i nostri messaggi alla parola orale. E proprio questa ci consente di ricercare, e forse di ritrovare, quella unione collettiva che era fortissima nelle tribù del passato
L’utilizzo delle parole nell’arte non è però esclusiva prerogativa dei ‘vecchi’ maestri. In mostra le nuove generazioni sembrano non mancare…
Alessandra Borgogelli: Anche i giovani sentono l’esigenza di dare messaggi, di riflettere. Ciò che conta però è un nuovo ritmo, pressante, divertito, e comunque ironico. Proprio l’ironia infatti consente di prendere le giuste distanze dai problemi, e ha un forte potere raffreddante; e dunque anche nelle forme apparentemente più accattivanti interviene sempre una forte componente concettuale. Penso ai messaggi di Randy Moore o alle scritte di Mario Dellavedova o alle nuove tavole parolibere di Erik Parker,
Quando si parla di parola scritta riferita all’arte ci si posiziona immediatamente da un punto di vista alternativo, in un territorio foriero di sconfinamenti nella poco distante poesia, nella sonorità e nell’ingiutamente trascurato fumetto d’artista. Sarà questo il percorso della che la Galleria Civica di Trento, da te diretta, perseguirà? Continuerai a lavorare sui confini imprecisi tra le arti (penso alla nuova rivista della galleria che lega arte ed editoria)?
Fabio Cavallucci: Credo risulti abbastanza evidente da queste prime azioni che la Galleria Civica di Trento intende muoversi in un ambito di confine, non solo con la parola e con la letteratura, ma anche con la musica, il design, l’architettura… Già da anni gli artisti si orientano verso sconfinamenti in campi attigui, non si capisce perché le istituzioni non debbano muoversi nella stessa direzione!
La Galeria di Trento non realizzerà solo mostre, ma anche eventi in cui le arti si mescoleranno. Tenteremo, nei limiti del possibile, di promuovere produzioni di lavori a più mani, collaborazioni tra artisti letterati e musicisti. Work, la rivista della Galleria, il cui primo numero esce proprio in occasione di questa mostra, mirerà a sondare più campi attraverso rubriche il cui numero aumenterà strada facendo.
In conclusione torniamo sulla mostra ‘Parole parole parole’. Tra gli artisti riconducibili al mondo delle arti digitali e di internet noto l’americana Kiki Seror, tutto il mondo della net art – che spesso ha la parola ed il
Fabio Cavallucci: Non è stato del tutto trascurato. Ad esempio Motomichi Nakamura è un giovane artista giapponese che vive a New York, presente in mostra con Bcc, un lavoro presente normalmente sul web (www.juvenilemedia.com). Certo è un ambito che avrebbe potuto essere maggiormente scandagliato. Ma in una mostra che intende sintetizzare le vicende della parola dagli anni Sessanta ad oggi la presenza della web art è almeno stata registrata. Del resto è un ambito che ha bisogno ancora di un enorme scandaglio, di una lunga e paziente osservazione perché al di là dell’entusiasmo della novità i prodotti di qualità sono pochi. La Galleria Civica di Trento cercherà di avere un’attenzione costante in questo campo anche in futuro.
Massimiliano Tonelli
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