“Con l’Unione Europea, Merano non è più una città di confine, ma ha ripreso a essere centro europeo come fu centro mitteleuropeo tra Ottocento e Primo Novecento” dice Maria Luisa Trevisan, curatrice della mostra Sogno di pace che invita a dialogare tra loro dieci artisti di generazioni diverse uniti dalla stessa radice ebraica.
Si parte con l’installazione della Seidmann, My mother’s passeport, un foglio ripiegato come per essere tenuto in tasca che, cresciuto a dismisura, appare come una gigantesca carta copiativa, solcata da scritture successive che, sovrapponendosi come tracce di vissuto, rendono illeggibili i significati. Si lascia decifrare all’inizio la J di Jude-ebrea e il nome Sarah con il quale venivano designate indistintamente tutte le donne ebree. “Io sono una lente, tutto quello che passa lascia memoria” dice l’autrice ribadendo che la memoria è tenace capacità di fondare il presente sul passato in una
Il sogno di pace passa attraverso Sogno letterale ebraico di Gabriele Levy in cui le lettere dell’alfabeto schiudono la soglia ai segreti dell’esistere, permea i lavori materici di Ariela Böhm da lei stessa definiti “pagine di terra, di fuoco e di luce”, s’immerge nei paesaggi interiori di Tobia Ravà intessuti di lettere e numeri, mutuati dalla ghematria, prassi interpretativa della Quabbalah (libro della mistica ebraica), che hanno tra loro rispondenze sottili e sono chiavi d’accesso alle successive stratificazioni di forme e significati. L’esistenza è pervasa dal senso del sacro, ritrovato nella dimensione mentale della musica da Maura Israel che, con le immagini di musicisti tratti fuori dall’oscurità delle sue incisioni, ci svela tutte le prodigiose sfumature del nero o vissuto attraverso sguardo ironico di Lele Luzzati che, tenendo fede alle aspirazioni dell’infanzia, con arguta carica affabulatrice rende visibile il non visibile dando forma ad un mondo fantastico. Lo sa Giorgio Linda nelle cui opere appaiono
Condividono il sogno di pace degli artisti, oltre alla curatrice della mostra, Elena Casotto, Vittoria Coen, Maria Cristina Galantini, Rita Levi-Montalcini e Luciana Stegagno Picchio che firmano gli intensi testi critici in catalogo.
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