Un’occasione pressoché unica quella offerta dal Mart (e, da settembre, dalla GAM di Torino) per visionare la quasi intera produzione scultorea di Medardo Rosso (1858-1928). Oltre sessanta lavori che ripercorrono l’itinerario artistico del maestro, dalla prima scultura conosciuta, quel El Locch del 1880 circa che risente ancora di un certo verismo appena sfumato da sentori di Scapigliatura, fino all’Ecce Puer del 1906, tra le ultime opere conosciute dell’artista.
Tra questi due poli temporali, un percorso di fibrillante ascesa verso la modernità, verso un radicale ripensamento della scultura. Rosso -come ebbe a scrivere Giovanni Papini nel volumetto dedicato allo scultore della collana Arte moderna italiana della Hoepli- “riesce ad oltre passare i limiti della scultura, a creare intorno alle sue immagini un’atmosfera pittorica che par fatta di luce palpabile e magica”. Una rivoluzione che va ben al di là di una semplice trasposizione scultorea dell’impressionismo, e che fu avvertita anche daArdengo Soffici e Umberto
Nel percorso è possibile confrontare le varie evoluzioni dell’artista, e come questo, del medesimo soggetto, eseguisse più e più versioni, talvolta variando piccoli particolari, come ne Gli innamorati sotto il lampione (1882-3), talvolta cangiando semplicemente le patine o la materia.
Sculture provenienti da musei di tutto il mondo, alcune per la prima volta in Italia –è il caso di Bambina che ride (1889) e Uomo che legge (1894), anch’essa in cera. Lungo poi l’elenco dei capolavori universalmente conosciuti: Il birichino (1881-2), La portinaia (1883-4), Bambino malato (1889-1993), Bambino ebreo (1892), Bookmaker (1894), Ecce puer (1905-6)…per citarne solo una sparuta parte.
E’ però anche il poco conosciuto a sorprendere, come nel caso dei singolarissimi d’après di sculture d’età classica, rimaneggiati da calchi oppure liberi rifacimenti dell’artista.
Ma non è tutto qui. Accanto alla quasi totale produzione scultorea – assente eccellente la Madame X di Ca’ Pesaro (1896), giustificata però per indiscutibili ragioni di conservazione- in mostra sono esposti anche una decina delle sue impressioni su carta, una ventina di fotografie, nonché, per contestualizzare l’artista nel più ampio panorama della scultura a cavallo tra Ottocento e Novecento, lavori plastici di Giuseppe Grandi, Auguste Rodin, Henri Matisse e Pablo Picasso.
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bibliografia
Adalgisa Lugli, Medardo Rosso, a cura di Massimo Ferretti, Umberto Allemandi, 1996
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