Anche se non è contemplata nemmeno nel sito dello stesso Mart – e francamente la cosa stupisce!- la mostra offre un esauriente sguardo su tre grandi protagonisti dell’incisione trentina d’inizio secolo, Luigi Bonazza, Benvenuto Disertori e Luigi Ratini, affiancati all’interno del percorso espositivo secondo un preciso filo conduttore tematico ispirato a un patrimonio didascalico atavico.
Nella ripresa di figure mitiche dell’antica Grecia, così come nelle personificazioni allegoriche di concetti astratti quali l’amore, la morte, la vita, l’eros, un alito antinaturalista e antimaterialista tocca le figure come i paesaggi, introducendo a quel clima intimo, misterioso e cosmico delle corrispondenze baudelairiane.
Di Luigi Ratini (1880-1934), artista celebrato lo scorso anno con un’importante esposizione a Trento, appare evidente l’attrazione per il mondo della mitologia greco-romana. Apollo e Dafne, l’Iliade, l’Eneide, ma anche la Bibbia, sono solo alcune delle vicende illustrate da questo artista. Tra tutte, l’illustrazione della leggenda di Orfeo stupisce per l’erotismo delle figure femminili che, uscite dall’imbalsamazione accademica in cui spesso venivano incastrati i soggetti mitologici, si presentano estremamente contemporanee, sensuali, perfino fameliche. Sono acqueforti dall’acceso chiaroscuro, che ritorna anche nell’esecuzione a carboncino di tre ritratti femminili dai palesi rimandi secessionisti e simbolisti assimilati durante esposizioni a Vienna e a Monaco.
Luigi Bonazza (1887-1965) -come Ratini attratto da una forma di classicismo secessionista dalla robusta plasticità- è introdotto nel percorso espositivo dal suo maestoso trittico La leggenda di Orfeo (1905). In un’intera sala è esposta la sua già allora ricercatissima cartella Jovis Amores (1911), contenente cinque acqueforti con le amanti di Giove – Io, Leda, Dione, Europa, Danae- e con le metamorfosi che il re degli dei ha dovuto compiere per unirsi a loro, divenendo onda del mare, cigno, serpente, toro, pioggia d’oro. Se i riferimenti alla pittura secessionista di Klimt e Franz von Stuck sono evidenti, non comune è la tecnica d’esecuzione di queste opere: l’acquaforte è su lastra d’acciaio trattata alla maniera nera con inchiostro seppia -o semplicemente mezzatinta- per produrre un’immagine chiara su fondo nero.
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quanta superficialità da parte di chi scrive!
Guarda bene il sito prima di scrivere!!!!!
Per me Federico, Alina da Milano (sembra Mirko delle Marche di Mai dire domenica...)e Pedro sono la stessa persona..., non sembra? Indovina indovinello chi contiunerà 'sto ritornello? Paola da Genova? Ettore da Siracusa? Oppure Lucia da Molfetta? Avanti il prossimo in 'sta polemica chiara come l'acqua!
Caro Federico, forse ti sfugge il significato del termine "ironia". Beh, è quella che ho usato nella risposta ai miei cari lettori anonimi.
ma che scrivi carloni? Ma sei capace di leggere? Cosa c'entra il tuo intervento con quello che ha scritto Dogheria?
che presunzione Dogheria!
...ma sei davvero così illuso che un articolo, tra l'altro molto impreciso, possa portare visibilità ad un 'istituzione come il Mart? al massimo segnala un evento!
..e poi queste affermazioni da "cavaliere" rivolte al popolo!!!!!! un delirio!
Un saluto a tutti i fans "anonimi" (!) d'Italia.
Sono felice che il sito del Mart, forse anche grazie al mio intervento, ospiti finalmente in modo visibile un qualcosa su questa significativa mostra.
Ma non sarebbe forse stato meglio farlo prima, almeno entro la data "ufficiale" di chiusura della mostra?
Come spiegato al collega Dogheria, la mostra è stata segnalata sul sito del Mart ininterrottamente dalla data dell'inaugurazione ad oggi. Purtroppo per molto tempo è stata evidentemente difficile da rintracciare. Stiamo lavorando al miglioramento della navigabilità sul nostro sito. Intanto, qui al Mart, attendiamo pazienti la correzione dell'incipit micidiale di questo pezzo.
PS Ci si vede per Medardo Rosso il 27?
Luca Melchionna