La superba mostra di Rovereto si apre con
il celebre quadro di David, Il giuramento degli Orazi, che – nel 1784,
pre-rivoluzionario, pre-napoleonico dunque – mostra quei caratteri stilistici
di plasticità e intensità partecipativa, legame con l’antico e tensione etica
che slitteranno negli anni, nel tempo della Rivoluzione Francese e di
Napoleone. Sempre con un alto indice di teatralità, per i movimenti drammatici,
la centralità dell’azione, gli sfondi scenografici, le controscene,
l’equilibrio dei costumi.
“Quel che Jacques-Louis David fu nella
pittura, fu nella recitazione François-Joseph Talma in una comune atmosfera di
esaltazione nella quale Napoleone appariva come un restauratore delle virtù
classiche, oltre le affermazioni libertarie della Rivoluzione”: così Giovanni
Calendoli fondeva, in L’attore. Storia di un’arte, più caratteri
affini, complementari, capaci di contagiarsi reciprocamente, per i quadri e la
scena, gli ideali educativi e la politica. Gesti di coraggio che riempiono lo
spazio, sottolineano la nobiltà delle scelte imposte dalla storia.
Attraversando le sale del Mart – circa
duecento opere, incontri straordinari a più livelli – ci si interroga più
volte, affascinati, ma con domande ogni volta differenti, sul dialogo tra arte
figurativa e teatro, per gli effetti epici e la naturalezza del gesto, il
piacere del racconto e la sintesi espressiva, l’esplosione di angosce profonde
e il gusto della mondanità, per la stilizzazione dello spazio e l’uso emotivo
delle luci… e ancora e ancora. Al centro però sempre lo stesso interrogativo:
da chi e come parte il contagio?
Non importa rispondere, ma è certo
stimolante, divertente indagare, scoprire amicizie e passioni culturali,
individuare climi intellettuali e inquietudini condivise. Anche per il ruolo
degli artisti all’interno della società. Un modo diverso d’immaginare il mondo.
Con il teatro che sapeva incantare, anche per la carica d’emozioni che sapeva
trasmettere.
Il percorso è storico, dal Neoclassicismo
alle esperienze d’astrazione, di rarefazione del quadro/della scena
nell’esperienza novecentesca, da David a Craig e Appia, ma il filtro
può essere anche un autore. Così per Shakespeare: a fianco dell’opera, spesso i
versi della scena descritta, da Romeo e Giulietta per esempio,
oppure Amleto e Re Lear. Ricordi di visioni teatrali si
alternano, si fondono a riletture, rielaborazioni dei testi, fonte di profonde
suggestioni. Molte le opere di Füssli, che tende a svelare anche quanto vive
nascosto, sotterraneo, nell’animo dei personaggi, visioni oscure, inquietudini
segrete.
Ma a volte è anche la professione a
creare collegamenti, una sorta di naturale slittamento dell’immaginario fra
arte e artigianato: è il caso di Francesco Hayez, che ha
collaborato agli allestimenti scenici della Scala di Milano e che evoca nelle
sue opere molte suggestioni verdiane. Una gioia poi incontrare Degas, uno sguardo
ravvicinato al teatro, immagini del pubblico, dell’orchestra, delle ballerine.
Più “veloce” quindi l’ultima
parte, anche perché innumerevoli si farebbero le articolazioni, le
collaborazioni, i rispecchiamenti tra “scena e dipinto”.
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valeria ottolenghi
mostra visitata il 4 aprile 2010
dal 6 febbraio al 23 maggio 2010
Dalla
scena al dipinto. La magia del teatro nella pittura dell’Ottocento. Da David a
Delacroix, da Füssli a Degas
a cura di Guy Cogeval e Beatrice
Avanzi
MART – Museo di Arte moderna e
contemporanea di Rovereto e Trento
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21
Ingresso: intero € 10; ridotto € 7
Catalogo Skira
Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it
[exibart]
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