In mostra sono presenti trentasette giovani artisti altoatesini selezionati da Letizia Ragaglia e Marion Piffer Damiani. Appare subito evidente però che le loro opere potrebbero essere frutto dell’elaborazione artistica di qualsiasi paese: risalta infatti l’apertura dei giovani artisti e l’internazionalità della scena artistica della città, come se la voglia di sprovincializzarsi si muovesse veloce attraverso i canali dell’arte che per antonomasia non ha barriere.
A rafforzare quest’atmosfera è anche la scelta di una struttura non istituzionale dell’arte contemporanea, come sempre più spesso accade in Alto Adige. Si tratta dell’ex-edificio delle Poste a fianco della stazione ferroviaria. A studiare l’allestimento di questo spazio ecco un team di architetti, appositamente ingaggiati, che hanno velato le finestre con strisce di materiale da imballo e improvvisato con pallets industriali ricorrenti spazi per consultare il catalogo.
Su questa superficie di oltre 500 metri quadri divisa su tre piani sono esposte opere eterogenee, che documentano differenti tendenze e si avvalgono di diversi mezzi espressivi, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla videoarte. Le opere rispecchiano infatti l’emancipazione tecnologica e il percorso che ogni artista ha compiuto individualmente rapportandosi alle esperienze incontrate. Gli artisti hanno tutti meno di 35 anni: alcuni frequentano ancora l’accademia, altri invece sono già noti al mondo artistico italiano ed estero grazie alla loro partecipazione a mostre collettive.
Accoglie i visitatori un’installazione di grandi dimensioni sulla facciata esterna della sede espositiva che ha destato molta curiosità tra i bolzanini nei giorni dell’allestimento. E’ Matilde, una gigantografia di Klaus Pobitzer -che vive a Vienna- raffigurante il personaggio “stereotipato” della casalinga. Le figurine in gesso miniaturizzate di Josef Rainer, schierate all’interno di un cubo, rappresentano invece una visione personale del G8 genovese. I lightbox colorati di Tinkhauser – Thurner sono sagomati a formare scritte e figure. I dipinti di grande formato di Silja Addy sono opere di forte impatto visivo e di grande delicatezza estetica. Sono presenti poi le fotografie di Brigitte Niedermair che vive a Milano, le piccole sculture in sapone di Dunja Scannavini, un video di Michael Fliri. Le resine artificiali e i sapienti giochi di luce di Robert Pan trovano invece il loro spazio ideale accanto alle visionarie creature ultra-umane scolpite nel legno da Peter Senoner. E ancora troviamo le pitture astratte di Esther Stocker, quasi visioni di pixel in movimento, e i prelievi fotografici, brani d’intimità, di Barbara Tavella.
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