Dai pianoforti all’archeologia, dal gotico internazionale agli orologi d’epoca, il Castello del Buonconsiglio si riconferma con questa esposizione (da molti considerata tra le mostre-evento dell’estate), come una delle più interessanti sedi espositive del nord Italia. Infatti il percorso, che dopo quarant’anni torna a proporre uno degli artisti più singolari del Rinascimento, Girolamo Romanino (Brescia, 1485 – 1560), è decisamente mozzafiato, e ripercorre con attenzione filologica e piacevolezza estetica il dipanarsi dell’evolversi stilistico dell’artista fin dai suoi esordi giovanili.
Negli anni di formazione il Romanino subì inizialmente l’influsso della pittura veneziana di Giorgione e Tiziano, ma presto se ne affrancò, alla ricerca di soluzioni del tutto personali, anticlassiche, irrequiete. Questo passaggio è segnato dall’interesse per la grafica tedesca che Romanino saccheggiò con discrezione derivandone il pathos, la rinuncia ad ogni idealizzazione, lo sguardo umorale, talvolta al limite del grottesco; inquietudini condivise anche da Altobello Melone, singolare artista in stretti rapporti col Romanino. La fase successiva è segnata da un generale stemperamento dei toni, soprattutto nelle opere religiose, come la Messa di Sant’Apollonio, forte d’una quotidianità tutta lombarda, vicina al Moretto, a Lorenzo Lotto e a Girolamo Savoldo, artisti tutti testimoniati nel percorso.
I modelli tizianeschi, affrancati dall’aspetto più formale, non smetteranno comunque di suscitare interesse nel Romanino, specie a partire dal 1522, quando Tiziano realizzò a Brescia il celebre Polittico Averoldi. Quest’opera venne presa a modello per la Resurrezione della parrocchiale di Capriolo, una delle opere più note del Romanino, emblematico punto di equilibrio tra modelli aulici e umori lombardi: si guardino le figure
A inframmezzare l’intenso percorso è posta una sezione dedicata alla grafica: si tratta di delicati disegni, per lo più profani, da intendersi non come studi preparatori, bensì come opere compiute. Dal piccolo formato si passa così alle vertigini delle ante d’organo, grandiose e dipinte anche sul recto. L’apice della maestosità si tocca però con il più intenso e celebre dei cicli profani del Romanino, eseguito al Buonconsiglio tra 1531 e 1532 su committenza del principe-vescovo Bernardo Cles: il ciclo testimonia un’assidua attività di freschista che vide impegnato l’artista in numerosi cantieri, soprattutto in area bresciana.
articoli correlati
Il Cinquecento lombardo a Milano
Tiziano e il ritratto di corte
Guerrieri, principi ed eroi al Buonconsiglio
duccio dogheria
mostra visitata il 28 luglio 2006
Tra ceramiche e e fantascienza speculativa, proponiamo un itinerario tra le mostre più interessanti da visitare a Miami per iniziare…
Legge di Bilancio 2026, cosa cambia per cultura e turismo, dai nuovi fondi per musei e creatività al Bonus Valore…
Una selezione di lotti speciali e dei rispettivi prezzi di aggiudicazione, dal record milionario di François-Xavier Lalanne alle iconiche lampade…
Dal racconto dei maestri all’esperienza immersiva, fino al teatro come atto politico: il 2025 non ha smesso di interrogare la…
Ultima replica alla Scala per Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovič: un capolavoro musicale potentissimo che, in questa…
La 18ma edizione della Biennale di Istanbul avrebbe dovuto svolgersi su tre anni ma ha chiuso dopo due mesi, a…