Aprirsi a un modo di svolgere l’arte con e insieme all’artista per oltrepassare le porte di un luogo concluso alle innumerevoli opportunità che la città stessa offre. Questa grande mostra riflette le linee guida dell’istituzione bolzanina e si presenta, oltre che nelle sale museali, anche e soprattutto dipanata in spazi urbani, creando uno scambio diretto con il cittadino e il visitatore, all’interno di un fluire quotidiano in cui l’arte diventa fonte di confronto continuo.
Dopo la collaborazione con Giacinto di Pietrantonio e lo snodarsi dell’evento Guida nella scorsa estate nei musei provinciali non specificatamente preposti all’arte
contemporanea, quest’anno è allora Sergio Risaliti il curatore esterno chiamato per realizzare la mostra estiva per Museion.
I trenta artisti invitati – giovani italiani e rappresentanti di spessore internazionale – hanno collocato una serie di lavori negli spazi di Museion e presso Ar/ge Kunst – altro spazio espositivo cittadino – ed anche alla stazione centrale, alla piscina comunale, all’Università e all’Accademia Europea, in una varietà di linguaggi che di per se stessi ricalcano il tema: ricerche attente e altamente distinte, solitarie e uniche per l’artista, multiforme e babeliche all’interno del contesto.
L’opera dell’albanese Adrian Paci accoglie gli spettatori nell’entrata dell’istituzione; la statua bianca Home to go, dove un uomo di mezza età, curvo e semi-nudo porta sulle spalle il tetto di una casa, proietta il fruitore in una serie di sviluppi emotivi che partono
Moltitudine allora vista come massa che deborda e ingloba la fragilità del singolo; come consumismo che livella con quello stampo omologante. Oppure moltitudine vista da Risaliti attraverso Walt Whitman, che affronta il binomio complesso con quell’“Io sono vasto perché contengo moltitudini”. All’estremo opposto la Solitudine che può essere razziale o etnica; incapacità psicologica del condividere; oppure condizione inevitabile della ricerca.
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