A chi giunga a Rovereto per visitare la bella mostra organizzata dal Mart sul futurista Ernesto Michahelles, in arte Thayaht, consigliamo di non perdere il progetto espositivo alla Galleria Transarte dedicato al ritratto futurista. Tre gli artisti presi in esame: Renato Di Bosso, Ivo Pannaggi ed Enrico Prampolini, anche se nel percorso, che come diremo a breve sconfina dal tema unico del ritratto, fa bella mostra di sé anche un intenso Romolo Romani (1885-1916). Tema apparentemente passatista, il ritratto in stile futurista catalizza in realtà l’acceso dinamismo psicologico dei personaggi, visualizzando al contempo la simultaneità dei loro stati d’animo. Ciò che emerge è così una sintesi dei lineamenti fisionomici e dei profondi moti interiori, senza escludere –specie con Pannaggi- una certa verve caricaturale ed umoristica.
Del veronese Renato Di Bosso, al secolo Renato Righetti (1905-1982), è il maggior numero di opere in mostra. Ad iniziare da una sorprendente serie di bozzetti scultorei dal gusto modernista, che a breve verranno utilizzati per realizzare una serie di multipli. Queste piccole sculture, stilisticamente affini a quelle di Thayaht, sintetizzano l’essenza ardita e talvolta retorica di paracadutisti, sbandieratori e fanti. Di tutt’altra essenza e dimensione la filiforme Ballerina del 1935, bell’esempio delle cosiddette filoplasitche, sculture decorative che –come suggerisce il nome- sono realizzate utilizzando un filo metallico, in genere di rame od ottone. Non meno interessante –e rara a trovarsi completa- è la serie di 30 xilografie (o aerosilografie, come vennero chiamate nel manifesto che Di Bosso scrisse nel 1941) che costituiscono l’intero corpus grafico dell’artista. Di particolare interesse i numerosi soggetti sportivi, ma anche quelli dedicati alle colonie africane tanto care al regime fascista. E qui giungiamo, last but not least, al tema della mostra, come
I ritratti del maceratese Ivo Pannaggi (1901-1981), caricaturali e lineari, offrono invece una divertente carrellata su 37 personaggi del tempo, da de Chirico a Rettaroli, da Mies van der Rohe a Marinetti, da Buster Keaton a Pirandello.
Più psicologici, seppur delineati con meditata rapidità, i ritratti di Enrico Prampolini (1894-1956). Anche nei suoi lavori la panoramica di personaggi è assai ricca: Pirandello, Govoni, Folgore, Huysmans, Dalaunay…fino allo stesso Prampolini, che ha dedicato a se stesso una copiosa quanto interessante serie –realizzata tra 1924 e 1941- di intensi autoritratti. Di Prampolini è esposto pure un bozzetto, datato 1923, per la copertina della celebre rivista futurista Noi: una reliquia del suo animo eclettico.
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