Categorie: trento bolzano

fino al 6.XI.2010 | Rashaad Newsome | Bolzano, ar/ge Kunst

di - 14 Ottobre 2010
Se si vuole parlare di linguaggio globale non si può
non considerare quello del corpo. Perché davvero non conosce confini e barriere
culturali, ma ha forse un unico limite: il pregiudizio.

Se si pensa al dualismo mente/corpo che ha riguardato
la cultura eurocentrica per secoli, e al progressivo svilimento delle funzioni
corporali, si capisce come Rashaad Newsome (New Orleans, 1979; vive a New York), nonostante punti la sua
attenzione sulla cultura afro-americana, faccia di tutto per evitare
un’ulteriore ghettizzazione. Annulla ogni tipo di chiusura, mostrando la
gestualità afro-americana creatrice di un linguaggio transnazionale. Certo le
sue performance partono da New York, ma passano per Parigi e arrivano fino in
Russia.

La comunicazione avviene mediante segni, in cui si
esprime un corpo spesso elegante, capace di sedurre e ammiccare. Segni che
costruiscono forme e creano un linguaggio in grado di unire lower e upper class. Sono quelli che esistono prima delle parole e senza di esse, capaci
di astrarsi dalla materia nonostante nascano dal corpo.

In Shade Composition l’artista si fa direttore d’orchestra di un gruppo di
donne afro-americane che esprimono attraverso il throwing shade – fatto di schiocchi di dita e labbra, suoni, gesti e
espressioni del viso – un senso di diniego. Si crea una sinfonia linguistica,
con tanto di partitura. Il tutto si complica in un gioco di sovrapposizioni e
innumerevoli sfumature, che sottolineano la complessità di questo linguaggio
solitamente relegato in ambiti culturalmente “bassi”.


Sullo sfondo vengono trasmesse immagini del casting, occorso
per selezionare le donne. Newsome, con un software della Nintendo, campiona i
suoni emessi in tempo reale e li ritrasmette con una sfasatura temporale
durante la performance. Un collage sonoro e visivo che si spinge al di là di
barriere spazio-temporali.

Ne vien fuori un immenso archivio da studiare negli Screen
Tests
dove sono finiti i provini del
casting stesso. Una preziosa testimonianza visiva della diffusione del
linguaggio gestuale, che in maniera trasversale si muove fra età e culture
differenti, di fatto distruggendo la falsa idea di ghetto.

È lo specchio di una società complessa che non ammette
facili categorizzazioni. Così la danza dalla strada salta nella moda. È il
Voguing
, nato nei dance club gay e
lesbo americani, che sviluppa la tematica del gesto e dell’espressione
corporea. “Strike a pose, vogue, vogue, vogue”, cantava Madonna. Assumere le pose delle dive da
copertina di Vogue, rendendole una
danza.

In Untitled
e Untitled (new way) alcuni
ballerini si esibiscono di fronte alla telecamera. L’ambiente è quello di uno
spazio espositivo asettico. Assente ogni tipo di musica. Di modo che l’aspetto
puramente visivo delle forme che si creano dai movimenti del voguing emerga dal vuoto dello spazio e del silenzio.


Il processo di astrazione che si origina dai movimenti
di questa danza è tale che, in Five,
si tramuti in un groviglio di linee che seguono le posture assunte dai
ballerini. E la linea diviene metafora di un linguaggio capace di essere trasversale
e di mescolare continuamente codici sociali, culturali, etnici, sessuali.

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dal 15 settembre 2010 al 6
novembre 2010

Rashaad Newsome

a cura di Luigi Fassi

ar/ge Kunst

Via Museo, 29 – 39100 Bolzano

Orario: da martedì a sabato mattina
ore 10-13 e 15-19

Ingresso libero

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 0471971601; fax +39
0471979945;
info@argekunst.it www.argekunst.it

[exibart]

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