Il 7 maggio 1964 Papa Paolo VI, in un accorato rimpianto del tempo perduto, chiese agli artisti di ricucire gli strappi di un’amicizia, quella tra loro e la Chiesa, che dal Settecento si era interrotta in un modo che sembrava irrimediabile. Questo discorso viene considerato l’atto di nascita della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani, inaugurata nel 1973, anno in cui lo stesso Pontefice dona ai Musei la sua personale collezione d’arte contemporanea. Una collezione che non raccontava una storia dell’arte religiosa, ma una religiosità dell’arte, testimone degli aspetti individuali attraverso cui si esprime il senso della spiritualità di ogni artista.
Dal 1973 ad oggi la collezione si è arricchita moltissimo grazie ad acquisti, ma soprattutto donazioni e lasciti da parte degli eredi degli artisti o di artisti stessi, ed è proprio questo aspetto che la mostra I Musei Vaticani e l’Arte Contemporanea al Centro Culturale Candiani di Mestre vuole documentare: le 75 opere esposte sono infatti una selezione di quelle acquisite dal 1980 ad oggi. Sono opere nelle quali il soggetto religioso appare di rado, quasi per caso, e che abbracciano i più diversi temi: si va così dallo sbarazzino e fresco Gavroche, ritratto di adolescente colto da Medardo Rosso allo scoppio di una irrefrenabile ristata, al sognante Chiaro di Luna di Gaetano Previati, che carica di mille significati la sua pennellata lunga e filamentosa, dalla Pesca Miracolosa di James Ensor, in apparenza serena ma in realtà critica verso la società contemporanea con gli apostoli-pescatori trasformati in
nicoletta consentino
mostra visitata il 18 aprile 2004
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