E’ stato presentato il 12 marzo scorso, presso la galleria Girondini di Verona, il catalogo della personale di Giuseppe Caccavale, artista di Afragola (Napoli) trapiantato a Marsiglia. Chiara Bertola, curatrice della mostra, e Paolo Colombo hanno però dovuto accontentarsi di una ristretta platea, causa la scelta di un orario piuttosto infelice, le 16.20. Comunque un evento importante per la giovane galleria Girondini, che conta di rinsaldare la collaborazione con la Bertola per le prossime iniziative espositive. La personale di Giuseppe Caccavale è frutto di un progetto impegnativo, soprattutto per la collaborazione con il Museo di Castelvecchio dove, nell’ala scarpiana, è stata collocata l’installazione dal titolo “Pozzo in via delle pietre“. In galleria
Resta tuttavia il misterioso interrogativo: “cosa vale Caccavale?“. Già, perché quest’arte alla quale alcuni riconoscono accenti transavanguardisti ed altri stilemi cari al gruppo Novecento, non sembra trovar mai reali spunti d’eccellenza. Non lo fa dal punto di vista formale, tra un classicismo monumentale, plastico e un romanticismo melenso e retorico, non lo fa dal punto di vista tecnico, mancando di aggiornare in modo convincente tecniche antiche come l’affresco e il disegno ma, ed forse è la cosa peggiore, non lo fa dal punto di vista concettuale, restando ancorato ad un’idea progressista del tempo assolutamente contraria alla sensibilità contemporanea. Le suggestioni ingenerate dalla monumentalità archeologica, la malinconia e il continuo riferimento alla memoria effimera, amplificate simbolicamente nelle figure, che sembrano dissolversi o sparire impalpabili, convincono del fatto che le idee dell’artista sono chiare tanto quanto legittime sono le perplessità intorno all’opportunità di un tale percorso nella contemporaneità. In alcuni dei disegni e negli affreschi del museo, emerge forte un simbolismo sacro, laico (le mani giunte alla maniera di Paladino, il cardellino della Madonna di Raffello), impostato su un ermetismo concettuale e trascendentale, che paga pesante pedaggio alla frontiera della sensibilità postmoderna. Dopo un’ottima partenza, ricordiamo le personali di Innocente, Janieta Eyre, Giovanni Manfredini , la ricerca della galleria Girondini è proseguita in modo molto altalenante. E’ auspicabile che la nuova collaborazione con Chiara Bertola frutti qualcosa di più di quanto visto in questa occasione.
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caccavale vale cacca
complimenti, splendide opere.