E’ anche grazie a persone come Franca Sozzani e Alexander Libermann che, dichiara Michel Comte, mi sono fatto un nome, sono caduto tra le braccia del cosiddetto mondo della moda. Sono gli incontri, capitati, gli incroci della vita, anche casuali, Yves Klein, Karl Lagerfeld, etc…, a dare inizio alla carriera di questo fotografo. Prima di dedicarvisi professionalmente lavorava come restauratore di quadri. Qui a Verona, città dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, l’artista espone in un sito archeologico un percorso espositivo da poco restituito alla sua bellezza. Per questo particolarmente suggestiva, ricca, la mostra raccoglie oltre cento tavole a colori ed in b/n, le immagini sono estetiche, tecniche, significanti. Noto per le fotografie di moda e pubblicitarie ma anche per gli interessi maturati durante i viaggi. Da qui il bisogno di guardare, una spinta irresistibile a vedere certe realtà del mondo anche violente, per trovare la vita nella morte, singoli istanti di bellezza, riconoscere la speranza e sapere che esiste: Questi interessi, i reportages sociali, sono all’origine delle sue collaborazioni con il Comitato Internazionale della Croce-Rossa (CICR) o con la Illy Caffè Italia per raccogliere fondi per le vittime della guerra.
Le foto sono rappresentazioni di realtà diverse, apparentemente contrastanti, ma non accozzaglia casuale. Piuttosto, ogni e tutte le impronte, i ritratti, i nudi, le personalità della moda, per nulla glamour, semmai black, le riproduzioni – verità delle persone – vittime dei non – luoghi; sono idee, studi, ricerche, pensieri. Se pensiamo, come scrive anche Denis Curti, al greco “idéa”, tale parola si traduce con aspetto esterno, vista, figura, forma, apparenza, modo di pensare, di agire, maniera di dire. Per questo le idee possono significare immagini ma anche parole, modalità espressive, linguaggi. Queste fotografie mettono quindi in esposizione/crisi le grammatiche dei corpi, degli occhi, delle mani, dei volti, delle cose, parlanti: sono denuncie e urla.
Quando faccio foto di nudi, le mie donne non vengono mai lasciate completamente sole con la loro nudità. E’ facile scadere nella volgarità. Se non hai un’idea irresistibile, rischi di scivolare in una banale storia di tette.
Si vedano le pose, Marianne Flechter, New York 1998, pause di una crocifissa, gli sguardi, Geraldine Chaplin, Parigi Hotel Ritz per Vogue Italia, Ruper Everett, Parigi Hotel Ritz per Uomo Vogue, l’immobilità di morte impressa sul viso sbarrato di Pamela Anderson, 1991, il profilo smosso di Jaime Rishar, New York 2000, la mano di-segnata dalle rughe della vita del pittore Max Ermi, Svizzera 1995, il volto reduplicato, sdoppiato, Charlotte Rampling alla maniera di David Bowie, Parigi 1992 per Vogue Italia, gli attimi di riflessione, Bob Evans, Beverly Hills 1992, per Vanity Fair, e dello stesso Sala di proiezione 1994 per Vanity Fair, il volto è mascherato, un’ombra trasmessa con immagini fisse e in movimento, la rabbia e la forza di Angela Basset, Los Angels 1993 per Vogue Italia, mentre maltratta la bandiera USA.
Con le parole di Michel Compte: Noi viviamo di impressioni. Ogni giorno, quando apriamo un giornale, è la fotografia a colpirci più di ogni altra cosa. Ormai la gente non legge più tanto, ma guarda. Viviamo più che mai in un mondo di immagine ed è quindi molto importante che queste immagini ci aiutino a comunicare.
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www.comune.verona.it/cultura
www.contrasto.it
AGSM Verona S.p.A.
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ICRC The Internation Committee of the Red Cross ufficial web site
Michel Comte portfolio
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Tullio Pacifici
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