Sono Sead Kazanxhiu, artista visivo albanese di origine rom, e sono lieto di condividere il mio percorso durante la residenza artistica presso Cijaru a Casamassella (Lecce) invitato in occasione del Caloma Festival. Questa residenza non è stata semplicemente unâopportunitĂ professionale, ma unâesperienza profondamente umana e culturale â un attraversamento di storie, identitĂ e paesaggi che continuano a plasmare il mio lavoro.
La collaborazione con Cijaru è iniziata giĂ in Albania, grazie allâinvito di Francesco Scasciamacchia, docente presso la Polis University in Albania. Fin dallâinizio ho percepito il potenziale di questo scambio: non solo per entrare in contatto con il patrimonio culturale del Salento, ma anche per portare con me la voce della mia cultura rom â una voce troppo spesso rappresentata dallâesterno, o incorniciata in termini esotici. Da Cijaru, la residenza è diventata un ponte: un modo per ridefinire le narrazioni culturali e storiche, e per integrarle in dialogo con una terra che è stata crocevia fin dai tempi megalitici e neolitici, passando per le presenze illiriche, bizantine, greche e romane, fino alla vita contemporanea. Quando sono arrivato a Casamassella, avevo giĂ molte idee in mente ma si sono evolute rapidamente man mano che ho iniziato a incontrare le persone, ad ascoltare le loro storie e a visitare luoghi carichi di memoria. Ciò che mi ha colpito di piĂš è stato quanto questa regione mi sembrasse vicina allâAlbania. Il mare ci divide, eppure la storia ha sempre attraversato queste acque: tradizioni, leggende, migrazioni e scambi che non si sono mai fermati.
La mia ricerca si è sviluppata su due livelli: una ricerca teorica sul territorio, guidata dai preziosi materiali storico-artistici forniti dallo storico dellâarte Davide De Notarpietro, co-fondatore di Cijaru e un lavoro sul campo, durante il quale abbiamo visitato siti, incontrato artigiani e ascoltato leggende locali. Qualcosa che ha catturato la mia attenzione è stata una tradizione quaresimale unica che sopravvive attraverso la figura della Quarantena (chiamata anche âLa Caremmaâ), una bambola raffigurante una vecchia donna vestita di nero, simbolo della vedova in lutto del Carnevale e dei quaranta giorni di Quaresima. Appesa sopra le strade o agli ingressi delle case, è adornata con oggetti simbolici come unâarancia trafitta da sette piume (una rimossa ogni settimana), spicchi dâaglio, taralli e utensili domestici, che segnano il passare del tempo e lo spirito di penitenza. Alla fine della Quaresima, a Pasqua, la bambola viene bruciata cerimonialmente, incarnando il rinnovamento, il trionfo della vita sulla morte e lâarrivo della primavera.
Ho camminato tra dolmen e menhir, sostato in cripte bizantine, toccato le pietre delle chiese di Lecce stratificate di storie cattoliche, ebraiche, musulmane e cristiane. Ogni visita ha aggiunto un nuovo strato, come un frammento in attesa di essere unito in un mosaico. Gli artigiani sono diventati centrali in questo processo. Ho collaborato con coloro che scolpiscono la pietra leccese e in particolare col mastro scalpellino, Marco Marrocco dellâazienda, eccellenza sul territorio, Pimar; ho visitato e parlato con gli artigiani della cartapesta a Lecce, e con ceramisti le cui mani portano avanti tradizioni secolari.
Questi incontri hanno aperto nuove possibilitĂ in termini di materiali e forme. Pian piano, gli schizzi hanno iniziato a trasformarsi in unâidea: una struttura verticale, una colonna capace di tenere insieme tutte queste storie, proprio come le costruzioni in pietra che ho visto nei campi di ulivi di Fasano â realizzate per impedire che i rami degli ulivi si spezzino.
Lâinstallazione che ha preso forma, Uncovered Layers (2025), è una struttura verticale composta da blocchi di pietra scolpiti, realizzata insieme a Marco. Ogni blocco custodisce frammenti della Sud Salento: i dolmen e i menhir, la Cripta della Madonna della Scala, lâantica porta di Porto Badisco dove gli Illiri approdarono con le loro navi, la poesia di Rina Durante e la vista delle montagne albanesi allâorizzonte da Otranto. Ho anche inciso un proverbio albanese: âMali me malin nuk takohenâ (Le montagne non si incontrano), ma lâho riscritto sotto forma di domanda: Chi ha detto che le montagne non possono incontrarsi? Questa domanda risuona profondamente con il mio percorso di artista e di rom albanese, sfidando i confini che la storia cerca di imporre. In cima alla colonna, ho scolpito il verso iniziale dellâinno rom âGelem Gelem: Gelem Gelem Lungone Dromensa Maladilem Bahtale Romensaâ (Siamo andati, siamo andati su lunghe strade, e abbiamo incontrato Rom felici) Ă un verso che unisce tutti i viaggi, le influenze culturali, le migrazioni e gli incontri che definiscono questa terra.
Ma questa residenza non è stata solo ricerca e lavoro. Ă stata anche vivere i ritmi del Salento. Mia moglie Olesja mi ha raggiunto, e insieme abbiamo vissuto lâospitalitĂ , il cibo, il mare e le amicizie che hanno dato profonditĂ al mio tempo lĂŹ.
Abbiamo esplorato spiagge come Baia dei Turchi, Porto Badisco, Conca Specchiulla e calette nascoste lungo la costa, dove lâacqua turchese sembrava custodire leggende proprie. Le serate finivano spesso a Porto Badisco, nei bar dove la brezza marina e la semplicitĂ della vita diventavano indimenticabili. Il bar nel centro di Casamassella è diventato un altro luogo del cuore â un punto dâincontro quotidiano, pieno di calore.
Il nostro soggiorno presso Don Gerolamo Dimora Storica a Casamassella ci ha offerto un rifugio accogliente, simile a una casa, che ha dato spazio e tempo  alle giornate di lavoro sul campo e  alle serate di riflessione. Uno dei momenti piĂš speciali è stata la cena che abbiamo organizzato insieme: una cena tradizionale rom-albanese. Olesja ed io abbiamo cucinato piatti della nostra cultura e invitato amici e artisti. Condividere cibo e storie attorno al tavolo è stato come aggiungere un altro strato alla mia installazione â una scultura vivente fatta di scambio, memoria e amicizia.
E poi câera il rituale quotidiano del caffè. Bere il mio amato caffè con ghiaccio e latte di mandorla con Francesco, una piccola cerimonia, un modo per sentirmi parte di questa terra. Gesti semplici e ripetuti che hanno reso lâesperienza completa.
Per assaporare pienamente il luogo e sentirne il significato, abbiamo anche partecipato alla processione religiosa organizzata dalla chiesa cattolica di Casamassella: una camminata suggestiva attraverso tutto il paese, con molte tappe che simboleggiano le stazioni della Via Crucis, i momenti vissuti da GesĂš prima della crocifissione.
Infine il Caloma Festival, sotto la direzione artistica di Francesca Guida e Katia Manca, lâevento principale che ha concluso la mia residenza artistica presso Cijaru. In quellâoccasione abbiamo anche inaugurato la mia opera presso il Bosco Piccolo della Fondazione Le Costantine. Casamassella vibrava di attivitĂ : mostre, talk con artisti, concerti, mercatini artigianali. unâesplosione di sapori, pensieri e musica. Musica popolare, melodie italiane e delle minoranze greche, profumi di cibo e parole condivise â un intreccio vivo di cultura e comunitĂ .
Oggi Uncovered Layers si erge nel bosco della Fondazione Le Costantine. Non è solo una scultura, ma una testimonianza delle stratificazioni culturali del Salento, della vicinanza con lâAlbania, dei viaggi del popolo Rom e della resilienza degli incontri umani. Come gli ulivi che protegge simbolicamente, lâopera tiene insieme fragilitĂ e forza, memoria e futuro.
Le residenze artistiche si costruiscono non solo sulla ricerca, ma soprattutto sulle persone. Desidero ringraziare Francesco Scasciamacchia e Davide De Notarpietro per la loro visione e generositĂ , la Fondazione Le Costantine e il Comune di Uggiano La Chiesa per il loro sostegno, e gli artigiani e in particolare Marco Marrocco che hanno trasformato il sapere in forma. La mia gratitudine va anche alla famiglia di Francesco per la loro ospitalitĂ , a Davide per la guida nella ricerca, e a mia moglie Olesja, che ha viaggiato con me tra Albania e Italia, sostenendomi con amore e pazienza. Un ultimo ringraziamento va a Francesca Guida e Katia Manca per lâeccellente programmazione e gestione del Caloma Festival.
Sead Kazanxhiu (nato nel 1987 a BaltĂŤz-Fier, Albania) è un artista visivo multidisciplinare che attualmente vive e lavora a Tirana. Attraverso pittura, installazioni, video e performance, la sua pratica artistica riflette lâesperienza vissuta come rom albanese e si confronta con narrazioni politiche, sociali e culturali legate allâesclusione, alla resistenza e alla dignitĂ .
Nel 2022 ha ricevuto il Premio Ardhje, organizzato dal Zeta Contemporary Art Centre per giovani artisti albanesi. Il suo lavoro è stato presentato in importanti esposizioni internazionali, tra cui Documenta fifteen, Triennale Milano, Manifesta 14, Autostrada Biennale e Biennale di Roma.
Lâarte di Kazanxhiu sfida i quadri storici e culturali dominanti, posizionando lâidentitĂ rom allâinterno di piĂš ampi discorsi europei. Utilizza lâarte come forma di attivismo, rivendicando spazio, voce e visibilitĂ per le comunitĂ rom in tutta Europa.
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