Mentre in Italia le poche iniziative dedicate alla videodanza cessano le loro attività nell’indifferenza generale, vedi il caso del Coreografo Elettronico di Napoli, la situazione è ben diversa in altri paesi.
A Barcellona VideoDansa, la mostra internazionale di videodanza ideata da Nuria Font e da Elisa Huerta dal 1985, è giunta all’ottava edizione riscuotendo un grande successo tra gli addetti ai lavori
e tra il pubblico. Un ampio programma di oltre cento opere, selezionate tra le migliori produzioni internazionali degli ultimi anni, indaga le relazioni
tra il linguaggio della danza e il linguaggio del video, tra il corpo e la tecnologia.
Ruolo del curatore di rassegne video è anche quello di ideare le sezioni di un festival, in modo da far emergere, pur dando conto della complessità e pluralità di prospettive, le linee di tendenza di un linguaggio artistico, come quello della videodanza, di difficile definizione univoca. La rassegna è strutturata in nove “referenti”, che funzionano come punti di orientamento
cosmici (in questo spirito mi sembra costruita anche la grafica in flash del sito della mostra), con significativi slittamenti, presenze doppie, chiasmi e letture simultanee.
Emergono due linee di tendenza, che possono essere indicate con i termini della logica intensio e extensio.
L’intensione della videodanza, il suo contenuto, è il
L’altra direzione è un’estensione della danza a nuovi orizzonti.
Il campo della coreografia si amplia ad altri elementi. Così Birds di David Hinton, un video di danza senza danzatori, dove il montaggio, campionando immagini tratte da documentari naturalistici, crea la danza
degli uccelli, si trova contemporaneamente nella sezione Tradiciò, accanto a Thierry de Mey e a Podgorsek-Kovac, e in Fronteres, la sezione dedicata alle opere che si muovono sul confine di diversi linguaggi artistici e non più classificabili come danza in senso stretto.
Si creano nuovi spazi scenici. E’ il caso di Mini@tures. Le web dances di Grimal e Mulleras miniaturizzano la scena per inserirla nel cyber spazio potenzialmente infinito della rete.
Infine viene ampliata la corporeità stessa: le immagini di sintesi sono l’estensione virtuale del corpo. E’ quello che accade in Captives 2nd Mouvement di n+n corsino, video costruito con scenografie 3D e danzatrici virtuali create con la tecnica di motion capture. Nel corso della mostra si è svolto anche uno dei primi workshop aperti al pubblico proprio su questa tecnica. Il dialogo tra trascrizione del corpo e sua ricreazione ultra-umana, tra simulazione e stimolazione, è l’ultima frontiera e insieme la cifra della danza nell’era della tecnologia immersiva, il luogo in cui intensione e estensione si riconciliano.
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A. Menicacci, E. Quinz, La scena digitale. Nuovi media per la danza, Marsilio edizioni.
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VideoDansa VIII Mostra
Pablo Ventura Dance Company
Madgod 1999: guarda il video
Madgod 2.001: guarda il video
Mini@tures: guarda i webclips
Lavinia Garulli
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