La mostra degli allievi del Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione Antonio Ratti di Como parte da un preciso progetto di lavoro: pensare a una bottiglia vuota, a una fontana e alle loro possibili relazioni.
Il percorso espositivo prende avvio da una delle opere del Maestro ucraino Ilya Kabakov, Visiting Professor di quest’anno: sul verde del prato dell’ex Chiesa di San Francesco, poggia lo scheletro in ferro di una grande “Bottiglia” e vicino lo zampillo di una piccola fontanella.
Questo suo genere di arte, concettuale e visiva, è l’espressione di una ricerca e di un movimento continuo e circolare, non permanente. A questo proposito, Boris Groys (docente di Estetica e Teoria dei Media, presso lo Zkm di Karlsruhe), nella conferenza tenutasi sabato 15 luglio, osservava come “l’arte contemporanea è in relazione non tanto con la forma quanto con il tempo e il suo continuo mutare” e, proprio per questo motivo, risulta essere “transitoria e instabile”.
All’interno della Chiesa, si trovano piccoli disegni colorati, installazioni, video – proiezioni, fotografie e foglietti di carta bianca ed azzurra con storie, sospese tra realtà ed immaginazione.
I materiali usati per queste opere sono plexiglas, vetro, gocce d’acqua, suoni e carta.
In mostra, sono esposti parecchi progetti per la realizzazione di opere pubbliche per la città di Como.
Simo Brotherus (Finlandia) propone, per esempio, un’installazione per la piazza del Duomo, in cui una delle tre luci del lampione viene trasformata in una doccia, protetta da una teca di vetro.
Non mancano nemmeno allusioni al luogo sacro che ospita la rassegna, come dimostra “Il Confessionale” di Uzi Bazel (Israele), in cui lo spazio esterno della vita quotidiana viene integrato con lo spazio interno della Chiesa.
Tullio Pacifici
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