Prosegue il programma del Museo di San Pietro di Assisi dedicato ai grandi maestri. Dopo un’antologica dedicata al genio di Ligabue, è la volta di Carlo Carrà (Quargnento, Alessandria, 1881 – Milano, 1966). La mostra è stata allestita con oltre novanta opere realizzate con la sperimentazione di tecniche diverse: pittura, il disegno, l’incisione. Il percorso espositivo comincia con le acqueforti e le litografie, una trentina di opere che coprono un periodo che va dal 1915 al 1949. Paesaggi e figure umane sono i soggetti delle acqueforti, nelle quali traspare una mano sottile, che esula dalle contingenti tendenze creative, verso una purificazione che tende a valori assoluti. Ombre che avvolgono una figura, come in Testa di donna, o poche linee che definiscono un paesaggio, come Case a Belgirate, testimoniano della volontà dell’artista di cercare l’immediatezza di un’emozione primaria. Ci sono poi i disegni realizzati in tecnica mista: matita, carboncino e inchiostro su carta. Anche in questo caso il soggetto rappresentato sembra passare in secondo piano rispetto alla ricerca di pulsioni spontanee e di una purezza della visione, consacrata con l’elaborazione mentale per mezzo della fantasia e della memoria.
Tra i disegni, sia quelli preparatori che non, traspare il rifiuto di qualsiasi virtuosismo. Non un limite ma una garanzia di genuinità che, per impostazione lavorativa, non è possibile percepire nelle pitture. Queste ultime, precisamente trentatré, documentano tuttavia il percorso dall’artista.
Da quando, come in Strada di casa (1900), ancora si percepiscono gli influssi post-impressionisti, fino alle opere degli anni Trenta (Soldato a cavallo, 1934) e Quaranta (Il Giudizio universale, 1947) dove meglio si evidenziano le influenze dei movimenti artistici Valori Plastici e Novecento. Alla fine della carriera l’arte di Carrà sembra diventare, dopo differenti ed intense esperienze espressive, più essenziale e sintetica.
A corredo della mostra la proiezione di documentari e interviste Rai, attraverso le quali è possibile conoscere la percezione del fare artistico secondo Carlo Carrà. Un elemento di particolare rilievo per un artista che riservò sempre un posto importante all’elaborazione teorica delle idee sull’arte.
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