E’ blu, il colore dell’arte
rinascimentale a Forlì. Il colore della grande emme tridimensionale
all’ingresso del San Domenico, il colore degli stendardi che presentano la
mostra. Blu, è il colore dominante nei dipinti di Melozzo di Giuliano degli
Ambrosi, detto Melozzo da Forlì, ( Forlì 1438, Forlì 1494), è il
colore che fa da sfondo alla irraggiungibile, superba bellezza dei suoi
famosi angeli. Sogno e segno di perfezione, che rimanda al divino, incarnato
nelle sembianze di un Angelo Annunciante, di un Angelo che suona la
viola, di un Angelo che suona il liuto. Coro, di metafisica
bellezza, che assume le caratteristiche della bellezza umana:i lunghi capelli
dai vaporosi riccioli d’oro, l’incarnato vivo, le labbra morbide, gli occhi
profondi che parlano all’interlocutore. Lo sguardo, che racconta il mistero. E,
quel cielo, da cui pare udire, un pigolio di stelle.
Prestiti nazionali ed
internazionali, per 95 opere grandiose e il sommo Raffaello, che rimase
sicuramente colpito dal lavoro di Melozzo. Senza Melozzo, il
cinquecento di Raffaello e Michelangelo non sarebbe mai esistito. Lo
afferma, Antonio Paolucci, presidente del comitato scientifico, curatore
dell’evento, insieme a Daniele Benati e Mauro Natale. Ed ecco,
sfilare capolavori di Mantegna, del Beato Angelico,
di Paolo Uccello, di Perugino, di Piero della Francesca con
la Madonna di Senigallia. Una mostra, che contempla la geniale
ricostruzione virtuale di una opera inamovibile del Melozzo: la cappella di
Loreto. Un allestimento superbo e, l’antico convento, diviene scrigno che
accoglie tutte le opere “mobili” del pittore forlivese: la mostra più
completa, dopo quella del 1994 e quella del 1938, inaugurata alla presenza del
re Vittorio Emanuele II. Il filo conduttore di questa nuova esposizione, dice
ancora Paolucci, è l’idea di collocare Melozzo nel suo tempo, il tempo dei papi
di Roma, cercando di rendere visibile una invisibile bellezza, espressione di
qualcosa che sta più in alto. Melozzo, elabora la lezione di Mantegna, per
incontrare lo stile che fu di Piero della Francesca.Maestro, nel rappresentare
le figure con lo scorcio dal basso, fu molto
studioso delle cose dell’arte, e particolarmente mise molto studio e diligenza
in fare gli scorti, disse di lui il Vasari.
Lo spazio e le figure delle sue
opere sono il risultato di un calcolo, di un equilibrio e misura, che guarda ad
un nuovo codice espressivo, sono il prodotto di una straordinaria luce e
limpidezza coloristica, di armonia e perfezione, dove regna il tema dell’umana
bellezza. Di una straordinaria bellezza prospettica, è l’opera intitolata Bartolomeo
Platina rende omaggio a papa Sisto IV, fulcro del percorso espositivo. Un
affresco, che fu, in origine nella Sala Latina della biblioteca, voluta da papa
della Rovere, Sisto IV. Staccato e trasferito su tela, oggi è conservato
nei Musei Vaticani, da cui esce dopo 530 anni. Una sezione espositiva, una
mostra nella mostra, che si apre con il sontuoso busto in marmo di Pio II
Piccolomini, opera di Paolo Romano, è dedicata a testimonianze, che
raccontano l’importanza dell’arte per il papato. Con l’insuperabile lezione nel
trasferire il divino nell’umano, è Raffaello, a chiudere il percorso, nella
sala che accoglie San Sebastiano, Busto d’Angelo, l’Eterno
Padre. Scia di bellezza, in uno spazio, che ospita un’opera di un altro
grande artista della bellezza: Canova.
cecilia ci
mostra visitata il 27 gennaio 2011
dal 29 gennaio al 12 giugno 2011
Melozzo da Forlì – L’umana bellezza tra
Piero della Francesca e Raffello
a cura dello studio Wilmotte et Associes
di Parigi e Lucchi e Biserni di Forlì
Musei San Domenico Forlì
Piazza Guido Da Montefeltro 2
47100 Forlì
Orario: Da martedì a venerdì: 9,30 – 19,00
sabato, domenica, giorni festivi: 9,30 – 20,00
lunedì chiuso – 25 aprile apertura straordinaria
Ingresso: intero € 10; ridotti € 7
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39
0543712659 ; fax. +39 0543712658
museisandomenico@comune.forli.fc.it
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