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Fino al 28.IX.2014 | Jeannette Montgomery Barron, Scene, Photographs of the 1980’s New York Art Scene | Collezione Maramotti, Reggio Emilia

di - 9 Settembre 2014
Del ritratto come forma, rappresentazione, lettura, per un’empatia “in discussione” – qui intesa come la dinamica di un rapporto tra fotografo e soggetto ritratto. E di un’ empatia forte, concreta, in alcuni ritratti di fotografi contemporanei che è necessario trattare, perché dentro una dimensione non soltanto interiore ma, anche identitaria ed universale, in cui la sequenza fotografica si sviluppa.
Proprio come nel caso di Jeannette Montgomery Barron – nata ad Atlanta (Georgia, USA) e formatasi presso l’International Center of Photography di New York – che alla Collezione Maramotti presenta un’ intensa galleria dei suoi ritratti fotografici di artisti, galleristi, critici, dealers, personalità del mondo dell’arte negli anni Ottanta a New York.

Proprio con questo approccio, ovvero da giovanissima fotografa che ha frequentato la scena artistica newyorchese, a cui approda alla fine degli anni Settanta, Montgomery Barron restituisce al visitatore uno sguardo interno/esterno a quel vitalissimo momento culturale nella grande mela in cui eclettismo e divergenze erano la norma.
Ma i ritratti di Jeannette Montgomery Barron sono anche la rappresentazione di un’affettività, una presenza del tempo e di una storia, dentro una scena newyorkese, che si sviluppa nell’East Village e a Soho, in un contesto culturale intenso e dinamico i cui protagonisti diventano attori concreti e reali. Non a caso l’impianto espositivo è strutturato face to face con ritratti a dimensione naturale la cui sequenza diventa il sistema di relazioni tra gli stessi soggetti: dal gruppo strettamente connesso alla Factory a quelli che si sono avvalsi della fotografia e della performance nella loro accezione politico-sociale, al gruppo di pittori coagulati sulla ricerca di una nuova vitalità del segno pittorico, dal graffitismo al neoespressionismo alla new geometry. Dallo studio di Francesco Clemente a McDermott e McGough, passando per Andy Warhol (1985), Keih Haring,  Donald Baechler, Jean-Michel Basquiat, James Brown, Sandro Chia, Enzo Cucchi,  Eric Fischl, Fischli & Weiss, Peter Halley, Alex Katz, Barbara Kruger,Robert Mapplethorpe, Luigi Ontani, David Salle, Kenny Scharf, Julian Schnabel, David Shapiro, Cindy Sherman, Starn Twins, Philip Taaffe, fino allo studio di Anette Lemieux.
E dare senso e identità ai protagonisti della scena newyorkese, diventa allora la forma per meglio rappresentare la condizione di “attori sociali”, i protagonisti di una emozionante storia, ma anche di un tempo, che sembra essersi veramente arrestato dinanzi all’obiettivo di Jeannette Montgomery Barron. Nei ritratti della fotografa americana, la funzione temporale diventa espressione corporea del soggetto, il tempo e lo spazio, la prossemica e la fisiognomica. Elementi che nella pratica ritrattistica assumono un peso in più, quel senso di forma e luce che caratterizza le stesse immagini fotografiche. In questo senso si può dire, senza iterazioni di moda o di sorta, che la mostra risulta essere uno spaccato di viva umanità in quanto le riprese e i momenti dei testi rappresentati sono tutti a testimoniare una presa estetica, a volte fredda, ma concreta e reale, segno di un’oggettività con cui far dialogare il visitatore, dentro cui penetrare forme di un dialogo in mutamento.
Presentare poi una selezione di ritratti di artisti attivi in un determinato periodo storico, diventa anche il modo per creare contestualità con le famose opere della Collezione Maramotti, fortemente votata all’arte americana degli anni Ottanta e Novanta: e fornire in questo modo un volto agli artisti che hanno caratterizzato quel periodo storico, nell’ottica di creare connessioni e interazioni con il percorso visivo della collezione permanente. Anche questo è un modo organico per leggere l’arte e farne testimonianza e patrimonio di una storia, o meglio delle storie, entro cui vivere la dimensione estetica della creazione artistica. È un percorso senza soste quello a cui si assiste nella mostra alla Collezione Maramotti: dal 1981 al 1989 una sorta di diario visivo, affettivo, che trova espressione e rappresentazione anche in un prezioso libro che accompagna la mostra e che raccoglie testimonianze di quegli anni proprio attraverso la forma del diario, della notazione, degli scatti presi negli studi e nelle case o nei clubs. Un percorso minimale, e intimo di certo, in grado però di trasmetterci il sentimento di un momento a chi non l’ha vissuto, e di condividere un tratto della storia e del tempo, una dimensione sempre più vicina, anche fisicamente, e nella quale ritrovare altre storie ancora, le nostre e, ovviamente, le loro.
Enrico Gusella
mostra visitata il 7 luglio
Dal 4 maggio – 28 settembre 2014
Jeannette Montgomery Barron, Scene, Photographs of the 1980’s New York Art Scene
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66
42124 Reggio Emilia
Orari: giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Info: tel. 0522 382484  – http://www.collezionemaramotti.org

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