Gianfranco Pardi (1933, Milano), incentra sin dagli albori della sua attività artistica una riflessione tra pensiero e forma. I titoli delle sue precedenti mostre sono emblematici per comprendere il gusto di una ricerca debitrice tanto alle avanguardie costruttiviste, suprematiste, neoplastiche, quanto ad un’atavica curiosità per lo spazio e la forma, dialetticamente intesi, tasselli che costituiscono l’essenza del suo operare. Negli
Inediti presentati presso la
Fondazione Marconi, con la quale l’artista collabora sin dal 1967, troviamo opere realizzate per una mostra nel 1978 (di cui alla stessa presentò in realtà solo le ultimissime non presentando le opere oggi in esibizione), accanto a quadri recentissimi. “
Tutti questi quadri”, dice Pardi,
“hanno in comune insieme al titolo diagonale, una specie di trama predisposta, un sistema appunto di intersecazioni diagonali, come una griglia topografica sulla superficie della tela, aperta a differenti soluzioni di percorso”. E in effetti, le soluzioni sono più che differenti. Nei lavori più recenti tele grezze di grande formato sono risolte a grandi campiture piatte di colori accesi. I bianchi, gli arancioni, i neri e i blu si risolvono in forme geometriche in cui il taglio diagonale fa da padrone. Una ricerca di equilibrio, cromatico e compositivo che trapela un ragionamento sul neoplasticismo, rivisto alla luce del bagaglio d’esperienze artistiche dell’autore. Negli
Inediti degli anni settanta invece, ragionamento e materiali sono assolutamente differenti. Le tele bianche nere o sulle tonalità del grigio sono intersecate da cornici di metallo che inquadrano o creano una forma. A matita esili diagonali danno vita ad un’inedita architettura. Cosa intende l’autore per architettura? Certo in mostra non si vedono planimetrie o spaccati assonometrici; l’architettura di pardi è un’architettura della forma; un equilibrio di rette volte alla creazione di un’opera in cui l’ipotesi di rottura della continuità della superficie garantisce alla forma di dialogare con il pensiero istituendo una dialettica inedita tra spazio e spazialità della forma. Si parla di architettura perché si intende la tela come mondo sul quale costruire,
“rendere conto di quello che costituisce in trasparenza il percorso sul quale le opere sono venute a formarsi”.
Pardi sviluppa nelle sue Architetture la volontà di costruire e fondare uno spazio attraverso la pittura, poiché ritiene che tale mezzo espressivo possa produrre immediatamente l’idea. Le sue opere si sviluppano attraverso segni essenziali e gestualità geometriche che con l’aiuto del mezzo cromatico, danno vita ad un costruttivismo dal sapore tutto italiano.
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mostra visitata il 19 aprile 2011
Gianfranco Pardi, INEDITI DEL 1977- E OPERE RECENTI 2010-2011
30 marco- 30 aprile 2011
Fondazione marconi, arte moderna e contemporanea
Via tadino, 15, 20124 Milano
Orari: mart- sab- 10.30-12.30 e 15.30-19
Tel 02 41 92 32 fax 02 29 41 72 78
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