Non si poteva scegliere contenitore migliore del Fortino Sant’Antonio i cui spazi, ricchi di cavità, potrebbero rappresentare un percorso onirico e labirintico di un “orecchio architettonico”.
Il misuratore di orecchie ha un nome: Francesco Schiavulli. L’artista barese nato dal teatro, ormai da alcuni anni studia il corpo umano esponendo in collettive e personali (“Corpo”, “Nero” e “I volti e i segni dell’anima”). Schiavulli nella sua ricerca vuole permeare la realtà, i corpi umani e scoprire ciò che c’è all’interno, quali sono le emozioni che esso sprigiona e qual è la carica erotica ed energetica che il suo proprietario possiede. L’orecchio è l’organo dell’udito e dell’equilibrio in cui si concentra la pressione sanguigna, esaminato dalla sensibilità dell’artista che osservandolo ne coglie l’attimo mentre la sua mano continua ad emozionarsi
Tuttavia la ricerca di Schiavulli appare meno inquietante. Essa si svincola dal mero collezionismo per affrontare il tema della conoscenza del corpo umano attraverso i suoi dettagli. Ed ecco che gli apparati auricolari estrapolati dalla totalità del corpo del modello diventano essi stessi parte per il tutto, quel processo che in retorica è chiamato sineddoche. L’attenzione dell’artista si sofferma dapprima nell’osservazione, quindi munito di taccuino, righello e matita suggella l’apoteosi della sua opera di catalogazione. Orecchie di persone incontrate per caso, orecchie di amici, di critici d’arte diventano i protagonisti del video realizzato dall’artista e montato sulla musica suadente di Philip Glass in visione durante la mostra. Alcune tavolette sono commentate come la seguente: “orecchio bellissimo, largo sulla parte superiore, sottile il cordone. Viene spesso toccato dal sottoscritto un po’ a sventola il lobo a palla il tutto molto sublime”. L’esperienza plurisensoriale di Schiavulli racchiude nella sinestesia fra udito, vista e tatto l’armonia del suo lavoro da certosino, da attento osservatore della natura. Le sue opere-installazioni rievocano il realismo quasi maniacale e la sinuosa carnalità dei dipinti di Paul Beel l’artista americano che vive a Firenze.
Un’altra parete è occupata infine da un orecchio a misura d’uomo, in cui dettagliatamente, l’artista ha rappresentato l’anatomia dell’organo. Le dimensioni umane fanno sì che l’orecchio diventi esso stesso corpo. Leonardescamente Schiavulli immagina le sue orecchie parlanti nell’installazione dal titolo “orecchio-terapia”, in cui gentilmente i suoi amici del mondo dell’arte hanno prestato il proprio orecchio per qualche minuto alla misurazione e al suo tatto. La stessa Mirella Casamassima ha vissuto con pathos il momento in cui Schiavulli ha misurato, toccato, disegnato e commentato il suo orecchio. Chi ha orecchie per intendere…
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www.schiavulli.it
rosita fanelli
mostra visitata il 4 gennaio 2004
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