La mostra è stata promossa e prodotta dall’Arci Educazione Permanente di Treviso e fa parte di un progetto triennale di indagine sul territorio trevigiano che vedrà coinvolti importanti nomi della fotografia contemporanea. Luogo espositivo per questa accattivante e provocatoria iniziativa è lo Spazio Antonio Paraggi, gestito da una Associazione nata nel 1997 per iniziativa Nicola Giuliato ed Alberto Munari.
Pareti bianche ed ottima illuminazione in pieno centro storico, un luogo che sta diventando sempre più noto grazie ad iniziative di rilevante spessore culturale; dalla mostra curata da Marco Zanta, “Passaggi fotografici” con nomi importanti come Piero Delucca, Francesco Raffaelli, William Guerrieri, Walter Niedermayr, Moreno Gentili, alla personale di Michele Cazzani in collaborazione con Emergency; dall’omaggio a Mario Giacomelli all’approfondimento sul lavoro di Federico Patellani in relazione alla sua collaborazione con la rivista Tempo, e poi conferenze, performance,
La Strada Ovest è un luogo pregnante di Treviso, simbolo dell’espansione oltre le mura storiche di una delle città più ricche d’Italia, che vanta indici altissimi di crescita economica e di sviluppo industriale. Strada ampia e caotica, che alterna concessionarie a centri commerciali, distributori di benzina ed orribili palazzi a grandi negozi, la Strada Ovest, frazionata dai numerosi semafori ed intersezioni con altre vie minori, è uno spazio dove si transita, ci si ferma pochissimo e perciò ricco di segni – rifiuti di questo passare frenetico. È da qui che inizia l’intervento dell’artista.
Guido Guidi (Cesena 1941) è una personalità di fama internazionale. Ha esposto alla Biennale di Venezia, al Pompidou di Parigi, al Guggenheim di New York. Dal 1998 insegna all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e dal 2001 è docente del Laboratorio di Fotografia presso il corso di laurea specialistica in Arti Visive allo IUAV di Venezia. Con il suo stile calibrato sul dettaglio, concentrato sul fatto formale puro, fissa ciò che nessuno nell’ossessione quotidiana vede: la cordonata che delimita un’aiuola incolta, una lattina schiacciata, la fessura di un muro, un segnale stradale, un tombino, la pagina accartocciata di un fumetto erotico. Guido Guidi raccoglie e compone in rigorose strutture compositive queste tracce di una realtà anonima, in cui l’umano è assente, fuggito via; lo sguardo dell’artista si ferma e torna indietro, rigorosamente scruta l’asfalto e la plastica, il cemento ed il legno, la ruggine come forma e texture; un minimale verso poetico sembra comporsi ai margini del vuoto.
Ha curato la mostra Marco Zanta.
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Un testo di approfondimento sull’opera di Guido Guidi
Stefano Coletto
Mostra vista l’11 maggio 2002
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