Categorie: altrecittà

Humus Park 2016

di - 24 Settembre 2016
Camminare in riva ad acque placide, percorrendo sentieri poco battuti, alla curiosa ricerca di un’epifania creata da mano umana, un’opera d’arte realizzata con la natura e nella natura in un’occasione di divertita convivialità. È questa l’atmosfera che si respira ad Humus Park – the mind opener, esposizione en-plein-air dell’omonimo meeting internazionale di land art svoltosi tra il 9 ed il 21 maggio, nei comuni di Pordenone, Caneva e Polcenigo, in una porzione verdissima di nordest friulano. Giunto quest’anno alla 5a edizione, Humus Park ha visto attivi ottanta artisti provenienti da tredici paesi del mondo e divisi in coppie per una sfida ludica alla fantasia. Se nei giorni della manifestazione – curata da Vincenzo Sponga e Gabriele Meneguzzi – il pubblico poteva interagire con gli artisti e vederli in azione, ora le opere rimaste in loco sono consegnate ai visitatori, ma soprattutto al tempo ed alle intemperie, aperte dunque al mutamento come alla risignificazione, in un dialogo creativo che continua, giorno dopo giorno.
Dai kepos greci dove i filosofi meditavano passeggiando, all’hortus conclusus dove i romani si ritiravano per dedicarsi all’otium. Dai superbi giardini all’italiana del Rinascimento disegnati per stupire, ai sublimi giardini rovinosi del periodo romantico creati per emozionare. La natura è sempre stata occasione contemplativa o scenografia in cui incastonare l’opera d’arte.

Nel corso degli anni Sessanta la Land Art si è imposta come forma di protesta verso il sistema delle gallerie d’arte e della mercificazione della creazione contemporanea. Ma anche come terreno di ricerca di soluzioni e spazi alternativi, avvertiti come più autentici, in cui gli artisti potessero dare corpo liberamente alle proprie idee, senza condizionamenti. Arte, uomo e natura, dunque. Un sodalizio estetico ed estatico secolare che oggi si connota necessariamente di istanze legate all’ecologia, alla sostenibilità, alle decrescita felice: temi di grande attualità sociale ed etica. Visitabili dall’alba al tramonto nelle tre location friulane di Humus Park – tra cui il sito palafittico Unesco del Palù di Livenza – le installazioni sono indubbiamente site specific perché realizzate con materiali green e reperiti sul posto: sassi, foglie, rami, terra. Ed ecco intrecci in bilico sull’acqua, costruzioni svettanti verso il cielo, strutture sospese a rami, entità galleggianti, scritte incise nel legno o fatte d’erba, cornici naturali che inquadrano paesaggi reali. Interazione con lo spazio, interpretazione metaforica del luogo, creazione poetica, invenzione effimera che suggestiona, emoziona, stupisce. Tra i creativi – oltre alla veterana Gyöngy Laky – si segnala anche l’archi-star Pedros Campos Costa, già curatore del padiglione Portoghese alla Biennale di Venezia 2014 ed ideatore dell’Oceanàrio di Lisbona che ­per l’occasione ha realizzato Rifugio, vera e propria ‘cappella’ naturale, luogo di contemplazione e spiritualità in cui ogni visitatore può sostare prima di proseguire la propria esplorazione.
Giada Centazzo
mostra visitata il 25 maggio
Dal 21 maggio 2016 fino all’autunno
Humus Park 2016 – The Mind Opener
a cura di Vincenzo Sponga e Gabriele Meneguzzi
Pordenone – Parco del Museo Archeologico di Torre/ Parco del Seminario
Caneva /Polcenigo – Sito Palafittico del Palù di Livenza
Info: www.humuspark.it

Podenonese, vive e lavora in Friuli. Storica dell'arte per formazione, tra i filoni di ricerca di maggiore interesse, la storia della critica d’arte e dell'editoria specializzata, i gender studies applicati all’arte e le sinergie tra letteratura ed arti figurative. In qualità di operatore culturale freelance, collabora con enti pubblici e privati nello sviluppo di progetti culturali con particolare riferimento alle arti visive – cinema, fotografia ed arte contemporanea in primis – e alla valorizzazione e promozione del patrimonio storico-artistico. Al pallino per la scrittura unisce la passione per la fotografia di scene e di eventi.

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