Categorie: altrecittà

Intersezioni | Roccelletta di Borgia (cz), Parco Archeologico

di - 17 Giugno 2005

Tracce antiche affiorano tra gli ulivi secolari del Parco Archeologico della Roccelletta. Il teatro greco, il foro e la necropoli romana, l’anfiteatro, nonché alcuni edifici rurali del secolo scorso, come un frantoio elettrico, una colombaia, una vasca per raccogliere l’acqua, una porcilaia, una piccola masseria e una cappella gentilizia.
In questa sintonia di colori e profumi del Mediterraneo tante date, tanti nomi, tante civiltà raccontano la storia del luogo. La data più recente è il 21 maggio di quest’anno, che segna l’apertura al pubblico del Museo del Parco di Scolacium, tappa finale del percorso burocratico iniziato nel 1982 con l’esproprio del fondo della Roccelletta da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Dal 1891 il fondo era di proprietà della famiglia Mazza, che lo acquistò dai Massara -altra famiglia del posto- i quali a loro volta l’avevano preso dalla Mensa Vescovile di Squillace. I primi scavi archeologici li fece fare Gregorio Mazza, nobiluomo di campagna e padrone assoluto del luogo che, nel 1965, aprì il cancello ad un giovane e caparbio studioso, Ermanno A. Arslan. Fu grazie all’infinita meticolosità di Arslan che riemerse, strato dopo strato, il sito archeologico fondato dai greci e colonizzato, successivamente, dai brettii, dai romani, dai bizantini, dai saraceni ed infine dai normanni. Una storia rintracciabile già nella toponomastica: Skylletion era la colonia della Magna Grecia (fine VI sec. a.C.), poi trasformata in Minervia Scolacium nel I sec. d.C. con l’imperatore romano Nerva. L’ultima evoluzione del toponimo è Squillace, con cui però è designato un abitato più arroccato rispetto al sito archeologico della Roccelletta che, invece, deriva il suo nome dalla basilica normanna che si erge all’interno dei suoi confini, nota come Santa Maria della Roccella.
Miti e leggende, insieme a vicende realmente vissute e documentate aleggiano intorno al sito: tra ciuffi d’erba, rami di ulivo e pietre consumate ecco spuntare i nomi dei vari Strabone, Ulisse, Caio Gracco, Annibale, Nerva, Cassiodoro. E adesso torniamo al presente, che non è meno entusiasmante del passato. Dal 18 giugno la scena sarà movimentata dalla presenza di quarantacinque lavori di noti artisti contemporanei: Tony Cragg (Liverpool 1949), Jan Fabre (Anversa 1958) e Mimmo Paladino (Paduli, Benevento 1948). “I tre artisti, pur con linguaggi e approcci diversi, condividono medesime problematiche.” – spiega Alberto Fiz – “Cragg, Fabre e Paladino, infatti, emanano, attraverso le loro opere, una forte energia vitalistica in un confronto con la dimensione temporale e spaziale. Questo consente di realizzare un’operazione duplice dove la ricerca contemporanea s’innesta sul territorio creando nuovi percorsi visivi e nuove suggestioni.” Misteriose ed enigmatiche, le opere di Cragg sono ospitate nel foro: partendo da riferimenti e reminiscenze dell’antichità (armature o colonne), l’artista inglese trasforma la materia, con la complicità degli elementi geometrici, in forme inaspettate, apparentemente incongruenti. Imperniato sul concetto di fusione di energia fisica e mentale, è il lavoro di Fabre (motori, teschi, installazioni di croci di legno, gufi di vetro, scarabei), che trova la sua collocazione fra le rovine della basilica, in cima alla quale è posta la scultura in silicone e bronzo, L’uomo che misura le nuvole (1988), simbolo dell’umano tentativo di misurare capacità e limiti dell’individuo, ma anche di affrontare un’impresa impossibile. Il teatro, infine, è popolato di personaggi di terracotta e bronzo di Mimmo Paladino. Sul filo del tempo e della memoria l’artista campano fa parlare i suoi attori e spettatori. Sulla sommità dei gradoni, ecco spuntare un elmo di ferro, “dove il contenitore diventa contenuto” –scrive il curatore– “evocando una maschera teatrale di forte suggestione, ma non priva d’inquietudine.”

manuela de leonardis


INTERSEZIONI. Cragg, Fabre, Paladino al Parco Archeologico di Scolacium
a cura di Alberto Fiz – Roccelletta di Borgia (Catanzaro) – lungo la S.S. 106 ( a 13 km dal centro storico di Catanzaro e a 2 km dal quartiere Lido) – tutti i giorni dalle ore 10.00-20.30 – ingresso libero – info tel. 0961-84342 –0961-741257
tel. del parco 0961-391356 – www.provincia.catanzaro.it
www.archeologia.beniculturali.itwww.studioesseci.net
Catalogo Electa testi italiano/inglese


[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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