Categorie: Archeologia

Dopo quasi vent’anni riapre il Teatro Romano di Bologna. Diventerà una Cittadella dei Saperi e dei Sapori

di - 3 Luglio 2019
Continua l’antichissima storia del Teatro Romano di Bologna che, dopo aver riaperto al pubblico nelle ultime settimane, sebbene in via straordinaria per alcune visite guidate, potrebbe tornare nuovamente fruibile. Non c’è ancora un accordo formale ma una intesa di massima è stata raggiunta tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e il nuovo affittuario dell’immobile, la società ML 6.48, che intende avviare un’attività commerciale nel sito archeologico.
Il progetto di rifunzionalizzazione sarà presentato probabilmente dopo l’estate e verrà integrato da proposte culturali, come mostre e convegni, che si terranno in spazi appositamente dedicati. Di certo, la società dovrà garantire il libero accesso al bene culturale, includendo anche un programma di valorizzazione del Teatro, che dovrà essere stilato in convezione con la Soprintendenza.
Per il momento, le visite sono andate sold out in brevissimo tempo. Esauriti i posti anche per la prossima, che si terrà giovedì, 4 luglio, e verrà condotta da Tiziano Trocchi, Renata Curina, Valentina Di Stefano, Valentina Manzelli e Monica Miari, archeologi responsabili del teatro. Ma a quanto annunciato dal sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, le visite si svolgeranno a cadenza regolare ogni giovedì, in diverse fasce orarie, dalle 18 alle 21.
La costruzione del teatro iniziò intorno all’88 a.C. e, come la Basilica, si inserisce in un programma edilizio pubblico di munificenza civile legato alla celebrazione monumentale del passaggio del rango della città di Bononia da colonia di diritto latino a municipium romano. Il fatto che il Teatro romano di Bologna sia il primo teatro in muratura dell’architettura romana rappresenta un primato notevole, considerando che nella stessa Roma le rappresentazioni teatrali avvenivano su strutture in legno e che il primo teatro in muratura fu realizzato, per impulso di Gneo Pompeo Magno, solo tra il 61 ed il 55 a.C., nel Campo Marzio.
I resti emersero nel 1977, durante i lavori di restauro di un edificio in via Carbonesi, destinato a diventare sede commerciale e complesso residenziale. Nel 1994 l’apertura al pubblico, nell’ambito di un progetto di collaborazione tra pubblico e privato, con il Comune di Bologna, l’allora Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, la proprietà dell’immobile e il Gruppo Coin. Nel sito, infatti, fu installato uno store Coin, le cui fotografie appaiono molto suggestive ancora oggi, con le scaffalature ordinatamente – e tutto sommato anche discretamente – disposte tra le antiche murature. Gli spazi, però, tornarono pressoché inaccessibili nel 2000, con la chiusura dell’esercizio commerciale.
Adesso l’obiettivo dichiarato da Borgonzoni e dalla Soprintendente Cristina Ambrosini è «aprire un percorso di valorizzazione condiviso per portare alla stabile restituzione dell’opera». «A settembre presenteremo nel dettaglio il nostro progetto ma si dovrebbe trattare di un polo dei saperi e dei sapori, dedicato alla tradizione italiana, all’artigianato e alle arti», ha spiegato al Corriere di Bologna Maurizio Ciracò, direttore commerciale dell’attuale gestione.
Un panino archeologico? Ciracò ha risposto in maniera sibillina, assicurando che non si tratterà di un progetto dedicato al cibo ma di «Qualcosa di più articolato, per il quale abbiamo già aperto l’iter con la soprintendenza e cercato i necessari investitori. Vogliamo essere più dettagliati dopo l’estate. Di certo le visite saranno garantite».
Sarà interessante capire come potranno conciliarsi le delicate esigenze di conservazione e le necessità commerciali di un esercizio di tal genere (che, per il momento, rimane piuttosto indefinito). Rimandiamo il giudizio a settembre.

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