Plastico di un “sepolcro rinvenuto nelle vicinanze di S. Agata de’ Goti” (?) Sughero e legno Prima metà dell’Ottocento Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le attività Culturali e per il Turismo Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Dopo la riapertura del 2 giugno, il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli si appresta a ripartire a pieno ritmo già in questa fase di convivenza con il Covid-19, presentando la nuova mostra “Gli Etruschi e il MANN”, che si unirà, dunque, a quelle già in esposizione: “Thalassa”, sui tesori riemersi dal Mediterraneo, visitabile fino al 21 giugno, e “Lascaux 3.0” che, attraverso fedeli riproduzioni e approfondimenti virtuali, permette di esplorare le arcaiche pitture rupestri risalenti a oltre 15mila anni fa, visitabile fino al 2 luglio.
Questa nuova mostra, aperta il 12 giugno, mette in esposizione nelle sale del Museo Archeologico di Napoli oltre duecento reperti sulla storia degli etruschi, molti di essi resi accessibili al pubblico per la prima volta. A portare avanti questo complesso lavoro, la curatela scientifica del direttore del Museo archeologico di Napoli, Paolo Giulierini, e di Valentino Nizzo, etruscologo e direttore del Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, entrambi coadiuvati dal coordinamento scientifico di Emanuela Santaniello e con il supporto organizzativo di Electa.
Il percorso espositivo si propone così di coprire un arco temporale di circa seicento anni, dal X al IV sec. a. C., definendo un’indagine tuttora in corso, che tenterà di ricostruire e raccontare al meglio i punti cardine di questa antica popolazione italica, che occupava le regioni del centro Italia, diffusa principalmente tra Toscana, Lazio e Umbria occidentale ma che, nel suo periodo d’espansione, riusciva a trarre grandi risorse dal dominio su due grandi pianure, quella padana-orientale al nord e quella campana al sud.
Due le sezioni su cui si articola l’itinerario di visita: la prima, “Gli Etruschi in Campania”, avrà un taglio strettamente archeologico e si propone di approfondire, attraverso i ritrovamenti, la presenza dell’antica civiltà nel Mezzogiorno d’Italia; la seconda, “Gli Etruschi al MANN”, proverà a valorizzare in una prospettiva storico-culturale, le testimoniante etrusco-italiche acquisite sul mercato collezionistico dal Museo Archeologico di Napoli.
«Gli Etruschi sono abitualmente associati ad altri territori, come la Toscana, il Lazio e l’Emilia Romagna. Solo dalla seconda metà dell’Ottocento, più o meno con l’Unità d’Italia, è stata accettata ufficialmente l’idea di una loro presenza in Campania. Ma nessuno aveva mai dedicato a questo tema una mostra di simili dimensioni. Attraverso reperti provenienti dai depositi del Museo, insieme a prestiti di altre istituzioni e collezioni, ricostruiremo una storia di frontiera, nella quale gli Etruschi possono essere considerati quasi come dei cowboy. Partendo probabilmente dall’Umbria, raggiunsero le pianure campane e le dominarono per diversi secoli, intrecciando legami culturali, commerciali e artistici molto stretti con gli altri abitanti di quei luoghi, gli altri popoli italici e i Greci», ha detto Paolo Giulierini.
Oltre a ciò, ad arricchire l’esibizione napoletana, un cospicuo gruppo di suppellettili in prestito dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia: si tratterà dell’intero corredo della Tomba Bernardini da Palestrina (675-650 a.C.), principesca sepoltura tra le più ricche e notevoli che il mondo antico ci abbia restituito, tanto da divenire un esempio eclatante della cosiddetta età orientalizzante, epoca in cui erano vive le grandi rotte commerciali e gli scambi di beni di lusso su tutto il mediterraneo.
«Scavare negli sterminati depositi del MANN è sempre un privilegio unico. Farlo per andare a caccia di Etruschi lo ha reso ancora più avvincente. Da un lato perché si è così potuto delineare un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania. Dall’altro perché l’approfondimento delle vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta dell’importanza del loro dominio nella regione ha offerto una prospettiva per molti versi inedita sull’evoluzione della disciplina archeologica», ha spiegato Valentino Nizzo.
Il particolare taglio sulla Campania etrusca, inoltre, si va a configurare come uno dei capitoli più singolari per la ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo. A tal proposito, il patrimonio già custodito nei depositi del MANN è studiato, approfondito e archiviato in occasione della mostra, fornendo un esempio unico nel panorama espositivo internazionale. Il tutto è accompagnato dal catalogo edito da Electa e curato da Valentino Nizzo. Per l’occasione è stato inoltre rivelato, per il ciclo di pubblicazioni scientifiche “Quaderni del MANN”, il volume “Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo”, a cura di Valentino Nizzo, strettamente correlato alle tematiche della seconda parte del percorso espositivo.
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