Categorie: Archeologia

Martellate sulla Piramide di Cheope: scoppia la polemica sui lavori in corso

di - 5 Febbraio 2025

Non è bastata la millenaria aura sacrale della Grande Piramide di Cheope, a Giza, per proteggerla dall’ondata virale dei social media. Un video che ritrae alcuni operai intenti a usare martelli e scalpelli sulle pietre dell’antico monumento ha sollevato un polverone e la polemica è passata rapidamente dalla rete fino ai banchi del Parlamento egiziano.

Il filmato, girato da turisti e diffuso lo scorso novembre, mostra i lavoratori maneggiare utensili sulle superfici della piramide risalente a 4600 anni fa, sito patrimonio mondiale dell’UNESCO e simbolo dell’antico Egitto. La reazione pubblica è stata immediata: indignazione diffusa, accuse di “cattiva gestione” da parte degli egittologi e persino una mozione urgente presentata in Parlamento dalla deputata Amira Abu Shoka. Secondo la parlamentare, l’episodio avrebbe «Rovinato la reputazione turistica dell’Egitto e l’immagine del Paese», in un momento in cui gli occhi di tutto il mondo sono puntati sull’apertura del GEM – Grand Egyptian Museum, dopo più di 20 anni di lavori e ritardi.

Di fronte alla crescente pressione mediatica e politica, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha cercato di placare gli animi, chiarendo che i lavori non hanno arrecato danni al monumento. «Ciò che è apparso nel video non è stato un atto di demolizione, ma la rimozione di materiali da costruzione vecchi di quasi due decenni, privi di valore archeologico», ha affermato il ministero in una dichiarazione ufficiale.

Tuttavia, nonostante le rassicurazioni, il malcontento non si è placato. Ayman Ashmawi, responsabile del settore delle antichità dell’antico Egitto presso il Consiglio supremo delle antichità, ha sottolineato che l’operazione è stata affidata a una società privata «In assenza di un ispettore specializzato in antichità o di uno specialista in restauro», un dettaglio che ha alimentato ulteriori preoccupazioni sulla gestione dei lavori.

Il ministro del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha promesso un’indagine approfondita, sottolineando che le attività mostrate nel video erano parte dell’installazione di un nuovo sistema di illuminazione e comportavano solo la rimozione di materiali moderni. Eppure, l’egittologa Monica Hanna ha evidenziato che la vera minaccia per il patrimonio egiziano è la “cattiva gestione”. Hanna ha ricordato il recente clamore internazionale suscitato dal piano, poi interrotto, di reinstallare l’antico rivestimento in granito sulla piramide di Menkaure – Micerino, la più piccola delle tre piramidi di Giza.

Le polemiche sui lavori alla Grande Piramide arrivano in un momento delicato: oltre al GEM, il governo egiziano si prepara infatti all’inaugurazione di un nuovo centro visitatori a Giza, parte di un ampio progetto di rinnovamento dell’altopiano, con un costo stimato di oltre un miliardo di sterline egiziane, poco meno di 20 milioni di euro. Lo sviluppo dell’area include una nuova autostrada – in una possibile similitudine con il caso di Stonehenge – e numerosi bar e ristoranti, interventi che hanno già sollevato preoccupazioni tra archeologi e cittadini.

«Qualsiasi lavoro sull’altopiano di Giza, che si tratti della rimozione del cemento o dell’installazione di luci, deve essere attentamente monitorato, poiché c’è sempre il rischio di distruzione e perdita di dati», ha affermato Salima Ikram, professoressa di archeologia presso l’American University del Cairo. «Gli edifici sull’altopiano dovrebbero essere limitati e tenuti lontani dalle piramidi, poiché disturberebbero la vista e altererebbero drasticamente il paesaggio».

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