Categorie: Archeologia

Nel Parco Archeologico di Pompei si inizierà a produrre vino con tecniche antiche

di - 21 Marzo 2025

Un ritorno alle origini, per restituire all’antica Pompei uno dei suoi elementi più autentici: la viticoltura. È stato infatti firmato un innovativo partenariato pubblico-privato, attraverso il quale il Parco Archeologico di Pompei potrà avviare la realizzazione di un’azienda vitivinicola all’interno del sito, unendo ricerca storica e agricoltura biologica per la produzione di vino di alta qualità. A collaborare con il Parco è il Gruppo Tenute Capaldo, con le cantine Feudi di San Gregorio e Basilisco, realtà di punta nella valorizzazione dei vitigni autoctoni campani.

Il progetto prevede la creazione di una “vigna archeologica” che, nel tempo, supererà i sei ettari di estensione, con strutture per la vinificazione e l’affinamento del vino all’interno del perimetro dell’area archeologica. A differenza delle tradizionali forme di concessione o appalto, questa iniziativa si fonda su un modello di partenariato in cui pubblico e privato condividono competenze ed esperienze, puntando su una gestione sostenibile e integrata del territorio.

Vigneto Domus della Nave Europa (2)

Dalla ricerca storica alla produzione biologica: il vino del Parco Archeologico di Pompei

Sin dagli anni Novanta, il Parco Archeologico di Pompei ha condotto studi approfonditi sulla viticoltura antica attraverso il proprio Laboratorio di Ricerche Applicate, ricostruendo tecniche colturali e abitudini alimentari degli antichi romani. L’azienda vitivinicola rappresenta oggi il passo successivo di questo percorso, inserendosi in una più ampia strategia di tutela del paesaggio e dell’ambiente. «La strada vincente per raggiungere importanti risultati per tutto il territorio circostante è a nostro parere il coinvolgimento di privati con competenze specifiche, quali partner attivi dei progetti», ha commentato il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.

L’intero progetto si svilupperà secondo principi di agricoltura biologica, con un’attenzione particolare alla ricerca sulle tecniche viticole storiche. Fondamentale sarà il contributo del professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura, affiancato dall’agronomo Pierpaolo Sirch, responsabile della produzione di Feudi di San Gregorio. L’obiettivo è duplice: produrre vini autentici e di qualità ma anche fare della viticoltura un’esperienza culturale per i visitatori del Parco.

Molti sono infatti i reperti legati alla viticoltura e al consumo del vino, a testimonianza dell’importanza che questa bevanda aveva nella vita quotidiana e nei rituali dell’epoca. Nella Casa dei Vettii, uno degli affreschi più noti mostra il dio Bacco con un grappolo d’uva e una pianta di vite che cresce su un albero, un chiaro riferimento alla fertilità della terra e alla centralità del vino nella cultura romana. Ancora più famosa la sequenza pittorico con lo stesso tema nella Villa dei Misteri, dove il vino e la vite appaiono come simboli di iniziazione e trasformazione mistica.  Inoltre, molte pitture murali decoravano le osterie dell’epoca, con rappresentazioni di caraffe di vino, venditori e bevitori intenti al simposio.

Vigneto Domus della Nave Europa

Vino, comunità e futuro sostenibile

Il progetto della vigna archeologica si inserisce all’interno di una visione più ampia di agricoltura sostenibile, che coinvolge anche la valorizzazione degli ulivi e lo sviluppo di iniziative di agricoltura. Il Parco sta infatti lavorando alla creazione di una fattoria sociale e culturale, con il coinvolgimento di realtà del Terzo Settore nelle diverse fasi della produzione.

Vigneto Domus della Nave Europa

«Vogliamo far rivivere Pompei non solo come luogo di ricerca e conoscenza, ma anche come centro di produzione e scambio, ritornando alle sue radici storiche. Per questo, occorreranno tempo e investimenti importanti ma la cosa non ci spaventa, anzi: avere il coraggio di percorrere nuove strade, guardando questo progetto millenario con occhi nuovi, accumuna la nostra visione a quella del Parco. L’approccio scelto è fortemente culturale e non speculativo, con una visione lungimirante che guarda oltre il ritorno immediato e pensa al futuro delle generazioni a venire, assicurando un avvenire sostenibile a questo luogo straordinario. Inoltre, ci offre la possibilità di continuare a condividere con il mondo la cultura millenaria del vino», ha dichiarato Antonio Capaldo, Presidente di Feudi di San Gregorio

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