La levatura istituzionale dell’edificio del Deutsches Historisches Museum progettato da Ieoh Ming Pei rimanda alla contraddittoria e utopistica complessità che caratterizza il processo di rifondazione di Berlino Capitale. Un processo che ha lasciato trasparire a tratti quell’obiettivo ambizioso di porre Berlino non solo al centro della Germania, ma al centro dell’Europa. Non a caso l’apertura di questo museo nel maggio 2003, coincise con il lancio della mostra The idea of Europe: Concepts for an eternal Peace.
Anche se chiamato a risolvere le angustie di un sito irregolare, l’edificio di Pei deve necessariamente confrontarsi con preesistenze prestigiose. Infatti esso è posto al centro di una densità di edifici storici di notevole interesse, primi tra tutti l’Altes Museum e la Neue Wache di K.F. Schinkel.
Il nuovo museo dell’architetto cino-americano ospita, oltre alle funzioni espositive,
È proprio sul principio della connessione e dello sguardo verso l’intorno che è strutturato lo spazio del foyer. Esso è un vuoto dinamico, formato da superfici orizzontali e verticali irregolari, oblique, che si intrecciano dando luogo a quello che è stato definito da Hans Ottomeyer, direttore generale del museo, come “Fliessend Raum”, spazio fluido. Fluidità che culmina nell’elemento che senza dubbio costituisce
In maniera iperbolica si può dire che anche all’interno di questo “teatro urbano” – come lo definisce lo stesso Pei – si concretizza, attraverso la luce, la trasparenza, la finezza dei materiali e dei dettagli di cui è composto, il voyeurismo che regola le relazioni percettive tra fruitore e oggetto osservato all’interno dei magazzini Lafayette di Nouvel sulla Friedrichstrasse.
L’occhio gigante, “das Riesenauge”, posto sul muro obliquo centrale del foyer, innesca un gioco sottile di rimandi all’identità passata e presente di Berlino. Accoglie con il suo sguardo l’imponenza della facciata barocca della Zeughaus, cita il grande foro del Kanzleramt di A. Schultes e C. Franks.
“Il Pei-bau”, dice Horst Bedekamp, “non sembra offrire però un palco all’esaltazione, o al narcisismo, piuttosto sembra offrire lo spazio per un movimento consapevole”.
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Ieoh Ming Pei
marco pompili
museo visitato il 7 settembre 2003
[exibart]
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