15 ottobre 2003

architettura_progetti Pei a Berlino

 
Deutsches Historisches Museum. Posto tra edifici storici illustri, la Neue Wache e l’Altes Museum di Schinkel, l’edificio di Pei è uno spazio fluido che guarda al presente e al passato di Berlino. Cita i grandi gesti della nuova capitale, accoglie con le sue trasparenze la storia della città…

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La levatura istituzionale dell’edificio del Deutsches Historisches Museum progettato da Ieoh Ming Pei rimanda alla contraddittoria e utopistica complessità che caratterizza il processo di rifondazione di Berlino Capitale. Un processo che ha lasciato trasparire a tratti quell’obiettivo ambizioso di porre Berlino non solo al centro della Germania, ma al centro dell’Europa. Non a caso l’apertura di questo museo nel maggio 2003, coincise con il lancio della mostra The idea of Europe: Concepts for an eternal Peace.
Anche se chiamato a risolvere le angustie di un sito irregolare, l’edificio di Pei deve necessariamente confrontarsi con preesistenze prestigiose. Infatti esso è posto al centro di una densità di edifici storici di notevole interesse, primi tra tutti l’Altes Museum e la Neue Wache di K.F. Schinkel.
Il nuovo museo dell’architetto cino-americano ospita, oltre alle funzioni espositive, Ieoh Ming Pei quelle di accesso e di connessione ad un corpo museale più articolato. I blocchi opachi contengono gli spazi per le mostre temporanee, quelli vetrati il foyer d’ingresso e gli spazi distributivi principali dei vari livelli. Attraverso un passaggio posto al di sotto della quota stradale, dal foyer si accede alla Zeughaus, l’edificio principale del museo, un ex-arsenale costruito da Schlueter e de Bodt tra il 1695 e il 1706. Sullo Schlueterhof, il cortile centrale dell’edificio barocco, è in fase di ultimazione una nuova copertura trasparente ad opera dello studio Schlaich Bergemann und Partners, che ripristina così una struttura di cui l’edificio era già dotato tra il 1880 e il 1945. Quest’opera di Pei si trova quindi ad essere un edificio chiave, di collegamento tra le polarità della Museum Inseln e dell’Unter den Linden.
È proprio sul principio della connessione e dello sguardo verso l’intorno che è strutturato lo spazio del foyer. Esso è un vuoto dinamico, formato da superfici orizzontali e verticali irregolari, oblique, che si intrecciano dando luogo a quello che è stato definito da Hans Ottomeyer, direttore generale del museo, come “Fliessend Raum”, spazio fluido. Fluidità che culmina nell’elemento che senza dubbio costituisceIeoh Ming Pei l’icona del progetto: la scala a spirale posta all’ingresso del museo. Osservando il modello del progetto appare chiaro il suo ruolo di nodo decentrato, di una sorta di motore dal quale sembra liberarsi lo spazio cinetico di questa architettura.
In maniera iperbolica si può dire che anche all’interno di questo “teatro urbano” – come lo definisce lo stesso Pei – si concretizza, attraverso la luce, la trasparenza, la finezza dei materiali e dei dettagli di cui è composto, il voyeurismo che regola le relazioni percettive tra fruitore e oggetto osservato all’interno dei magazzini Lafayette di Nouvel sulla Friedrichstrasse.
L’occhio gigante, “das Riesenauge”, posto sul muro obliquo centrale del foyer, innesca un gioco sottile di rimandi all’identità passata e presente di Berlino. Accoglie con il suo sguardo l’imponenza della facciata barocca della Zeughaus, cita il grande foro del Kanzleramt di A. Schultes e C. Franks.
“Il Pei-bau”, dice Horst Bedekamp, “non sembra offrire però un palco all’esaltazione, o al narcisismo, piuttosto sembra offrire lo spazio per un movimento consapevole”.

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marco pompili
museo visitato il 7 settembre 2003

[exibart]

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