20 marzo 2024

La grande opera di ristrutturazione del Centre Pompidou spiegata bene

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Nel 2026 il Centre Pompidou chiuderà ufficialmente le proprie porte fino al 2030 (e non nel 2024, come precedentemente annunciato), per un ambizioso progetto di rinnovamento. Tuttavia la sua vita culturale proseguirà: qui tutti i dettagli

Centre Georges Pompidou, photo credits © Julien Fromentin

Ma voi la conoscete la storia del Centre Georges Pompidou? Il Centre Georges Pompidou, inaugurato nel 1977 a Parigi, rappresenta oggi un fulcro culturale straordinario. Facciamo un passo indietro: l’iniziativa della sua costruzione venne promossa dall’allora presidente della Repubblica francese Georges Pompidou. Il suo intento era quello di dotare la città di un’instituzione polivalente dedicata all’arte, alla lettura pubblica e alla creazione contemporanea. Un progetto ambizioso che trovò sede nel quartiere Beaubourg, il cuore pulsante della città sin dal Medioevo, in un’area che originariamente ospitava un parcheggio di circa 18.000 metri quadrati. Per la prima volta in Francia venne promosso un concorso internazionale per la selezione del disegno e del progetto edilizio della struttura: la giuria, composta da eminenti architetti quali Oscar Niemeyer, Jean Prouvé e Philippe Johnson, si trovò a valutare ben 681 domande. Tra queste spiccò il progetto numero 493, caratterizzato dalla particolare concezione di occupare solamente una parte del lotto disponibile, riservando l’altra metà alla creazione di una piazza pubblica che  garantisse un forte legame tra la città e l’edificio, consentendo così un passaggio lieve tra i due spazi. Gli autori erano due giovani architetti in erba, all’epoca sconosciuti: Richard Rogers e Renzo Piano. Il progetto Piano-Rogers provocò immediatamente grandi polemiche. La struttura metallica dai colori vibranti, ispirata all’architettura smontabile e trasformabile delle piattaforme petrolifere offshore, nonché agli spazi tecnologici degli hangar di Cape Canaveral s’inserì con audacia nel tessuto urbano parigino, in forte contrasto con la tradizionale raffinatezza degli edifici haussmanniani. La portata innovativa fu quella di rendere visibili dall’esterno tutte le componenti funzionali della struttura, solitamente nascoste agli occhi dei visitatori: lo scheletro dell’edificio, i montacarichi e gli ascensori, la scala mobile principale, conosciuta ancora come l’arteria del Centre Pompidou, insieme alle tubature e agli impianti contraddistinti da un codice di colore. Tutti questi elementi si assemblano, si incastrano, formando un imponente ingranaggio metallico, in origine soprannominato “Notre-Dame-des-Tuyaux” .

Beaubourg in «movimento»:  il programma di rinnovo

L’anno dell’inaugurazione del Centre Pompidou, il poeta Francis Ponge scrive«Nel cuore di Parigi, un cuore: un muscolo, una pompa aspirante e rigettante, con battiti ininterrotti, animando senza sosta, regolarmente, talvolta meno regolarmente, nei momenti di emozione e febbre, un corpo a forma di esagono e, più lontanamente, altri corpi ai quali, come si suol dire, questo corpo si collega… e ancora più lontanamente, di passo in passo… non finirei mai: ecco ciò che dovrebbe essere, sarebbe, sarà, è già l’edificio Beaubourg. Meno dunque un monumento, quanto, se devo inventare questa parola: un movimento». Ispirandosi al concetto di movimento, il programma di rinnovo del Centre Pompidou si propone di ridefinire l’utopia fondante dell’istituzione, affrontando simultaneamente le sfide culturali, sociali ed ambientali dei prossimi anni. Dal punto di vista tecnico, i lavori di rinnovo mirano a soddisfare la necessità di sicurezza e sviluppo sostenibile, in risposta al deterioramento delle strutture e alle attuali normative ambientali, sanitarie ed energetiche. In particolare, ciò consentirà la rimozione dell’amianto dalle facciate, il trattamento della corrosione della struttura principale, la sostituzione della pavimentazione e il rinnovo degli ascensori, dei montacarichi e delle scale mobili per migliorare l’accessibilità alle persone con mobilità ridotta. Inoltre, verrà ottimizzata l’efficienza energetica dell’intera struttura. Dal punto di vista strutturale, si prevede una ridefinizione della disposizione delle diverse aree funzionali nei cinque livelli dell’edificio. Le principali modifiche includono la sostituzione del parcheggio nell’area sotterranea con un centro di sperimentazione e creazione contemporanea, l’ampliamento della biblioteca pubblica per favorire un maggiore dialogo con la collezione permanente del Centre Pompidou, l’apertura al pubblico della terrazza situata all’ultimo piano dell’edificio e una completa ristrutturazione dell’Atelier Brancusi, che probabilmente ospiterà la Biblioteca Kandinsky, accessibile esclusivamente ai ricercatori. I lavori di rinnovo sono stati posticipati all’inizio del 2026 per garantire l’apertura del Centre Pompidou durante le Olimpiadi 2024.

Il calendario provvisorio del progetto di rinnovo. Credits Centre Georges Pompidou

Anche la programmazione culturale del Centre Pompidou sarà in movimento.

Durante la chiusura temporanea della sede parigina del Centre Pompidou, l’istituzione manterrà un’ampia programmazione che si estenderà al di fuori delle sue mura. Le più grandi istituzioni culturali di Parigi, in Francia e a livello internazionale accoglieranno la sua collezione e il suo programma multidisciplinare. Il Centre Pompidou | Constellation rappresenterà, fino alla riapertura nel 2030, un centro in movimento al servizio del pubblico e degli artisti, che esprime uno spirito di scambio e condivisione.

A Parigi

Primo su tutti, spicca la collaborazione storica tra il Centre Pompidou e il Grand Palais RMN: la concomitanza dei lavori del Centro e della riapertura del Grand Palais ha permesso di costruire una partnership senza precedenti sotto l’egida del Ministero della Cultura, che permetterà di continuare la storia delle grandi mostre d’arte moderna e contemporanea. Nell’ambito delle coproduzioni congiunte con Grand Palais Rmn, il Centre Pompidou programmerà due percorsi espositivi, nelle gallerie degli Champs-Elysées e nelle gallerie della Senna. Saranno quindi quattro le mostre all’anno che, per cinque anni, verranno proposte al pubblico. Così come gli eventi multidisciplinari proposti dal Centre Pompidou, verranno ospitati negli spazi del Grand Palais. La  grande Biblioteca pubblica d’informazione (BPI), gli archivi,  la Biblioteca Kandinsky e centro di documentazione e ricerca del Museo Nazionale d’Arte Moderna che ogni giorno ospitano un grandissimo numero di studenti, ricercatori e accademici, si trasferiranno in una sede temporanea durante la chiusura del Centro: l’edificio Lumière, situato al 40 avenue des Terroirs de France nel 12° arrondissement di Parigi.

Inoltre, il desiderio di superare la distribuzione delle collezioni nazionali tra i musei ha incoraggiato il Centre Pompidou ad avvicinarsi ad altre istituzioni. Parallelamente si stanno definendo progetti con il Museo del Louvre, la Cité de l’architecture et du patrimoine, i musei d’Orsay e dell’Orangerie, il museo Rodin, il Museo nazionale delle arti asiatiche-Guimet e il Palm Game. Tante occasioni per uscire dal suo perimetro storico, per sfumare i confini tra le discipline e quindi per rileggerne la storia.

In Francia

Fin dalla sua apertura nel 1977, il Centre Pompidou ha promosso attivamente collaborazioni con attori culturali nazionali e ha facilitato prestiti e depositi di opere d’arte moderna e contemporanea. Durante il periodo di ristrutturazione dal 2025 al 2030 si prevede una nuova fase di progettazione incentrata sulla collaborazione e la pianificazione a lungo termine con istituzioni culturali partner a livello nazionale. In evidenza vi è sicuramente il Centre Pompidou di Metz che sarà al centro del sistema Centre Pompidou | Constellation dal 2025, anno che segnerà il suo 15° anniversario. Per poi citare Ar(t)chipel, il festival organizzato in collaborazione con la Regione Centre Val-de-Loire e la partnership firmata con la Biennale di Danza di Lione.

Nel mondo

Anche a livello internazionale, le collaborazioni sono numerosissime e il programma offerto è estremamente ampio, coinvolgendo numerosi paesi. Grazie alla sua consolidata esperienza nel prestito di opere d’arte all’estero e all’esportazione del suo know-how nella presentazione e nella mediazione del patrimonio, come dimostrano le sue filiali a Malaga e Shanghai, il Centre Pompidou si impegna in nuove partnership su misura e nella diffusione di opere attraverso una serie di mostre concepite sulla base dell’eccellenza della collezione del Museo Nazionale d’Arte Moderna.

Insomma, la prossima chiusura temporanea non sembra scuotere le fondamenta del Centre Pompidou. In un periodo di transizione, l’edificio Beaubourg si prepara a rinascere, forte del suo ruolo centrale nella diffusione culturale contemporanea in Francia e nel mondo.

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