L’archistar Jean Nouvel ha presentato un nuovo, ambizioso progetto: si tratta di Sharaan, un hotel sotterraneo, che sarà scavato in una collina di arenaria nel deserto di AI Ula in Arabia Saudita, a circa 220 miglia a nord della città di Medina, che comprende anche il sito Patrimonio dell’UNESCO della città di Madain Salih, conosciuta con il nome di Hegra. Il popolo nabateo, noto per le sue attività commerciali, occupò il deserto arabo tra il II e il IV secolo a.C. e nella sua roccia arenaria scolpì la città di Hegra. Tra l’altro, proprio ad Al Ula si è tenuta la prima edizione della biennale Desert X, con 14 interventi site specific, raccolti in vallata del deserto saudita circondata da alte rocce calcaree scavate (qui il nostro reportage).
«Al Ula è un museo, ogni wadi e scarpata, ogni tratto di sabbia e profilo roccioso, ogni sito geologico e archeologico merita la massima considerazione», ha dichiarato Jean Nouvel. «È fondamentale mantenere tutta la sua peculiarità e preservare la sua attrattiva, che si basa in gran parte sul suo carattere arcaico», ha continuato l’architetto e designer francese.
Sharaan conterrà 40 camere e tre villette resort. L’ingresso sarà disposto in un cortile circolare scolpito nella collina di arenaria. Oltre ad avere un balcone affacciato sul paesaggio circostante, ciascuna delle suite manterrà le pareti in arenaria, per richiamare un collegamento diretto con l’antica città nabatea. «Il nostro progetto non vuole mettere a repentaglio ciò che l’umanità e il tempo hanno consacrato. Il progetto celebra lo spirito nabateo senza renderlo caricaturale. Questa creazione diventa davvero un atto culturale», ha affermato Nouvel.
Il progetto del resort rientra nel piano della Royal Commission for Al Ula per incoraggiare il turismo globale nell’area, nel cui ambito rientra anche l’organizzazione della Biennale Desert X. Nouvel spera che il moderno hotel possa celebrare l’eredità della zona ma anche guardare oltre. «Al Ula merita di acquisire un certo grado di modernità. Immaginare il futuro è un obbligo senza fine, che ci richiede di essere pienamente all’attivo nei luoghi del presente ma anche di rievocare il passato», ha concluso il celebre architetto.
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