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fino al 15.XII.2007 | II Biennial of Quadrilateral | Rijeka, Mmsu

di - 14 Dicembre 2007
Anche se ormai viviamo in un mondo globalizzato, c’è un legame, una fitta rete di rimandi visivi, culturali, urbanistici, linguistici, tra i quattro Paesi che compongono il quadrilatero di nazioni invitate al progetto espositivo della Biennale di Rijeka. Cent’anni fa erano la Mitteleuropa che si innestava nel Mediterraneo grazie a Trieste, ora stanno per diventare parte di una Comunità Europea che si allarga sempre più verso oriente. E nonostante il recente passato presenti molti elementi di discontinuità, la logica dell’avvicinamento e del sincretismo socio-economico spinge irrimediabilmente verso la somiglianza, anche nelle dinamiche culturali: i quattro lati che formano il poligono tendono così ad avere ciascuno la medesima lunghezza, a trasformare la figura in un quadrato.
I curatori chiamati dal direttore del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rijeka sono partiti proprio dalla necessità di capire se esiste nel mondo contemporaneo un protagonista che agisce con logiche da eroe culturale, con l’autorevolezza e l’impegno di chi sa portare avanti i propri ideali, che si rivelano poi gli ideali di un gruppo importante, di una generazione. In realtà, la domanda è retorica, come sottolineato da più di un intervento in catalogo, poiché non solo è difficile spiegare cosa sia l’eroismo applicato alla cultura, ma risulta impossibile perfino definire cosa sia la cultura, polverizzata come è -in un’epoca postideologica- in una nuvola di sottoelementi e sottoculture. Sotto questo aspetto, quindi, non ci sono più gli eroi di una volta e, come scrive Sabina Salamon, “non possiamo pensare che l’eroe culturale sia un soggetto di cui parlare utilizzando criteri assoluti”. Anche qui, insomma, siamo alla deregulation.

La mostra -ospitata presso il museo croato, di cui è in avanzata fase di realizzazione la nuova sede- si apre con una machina di Fabio Mauri, che è in realtà uno strumento di lavoro ottocentesco ma che, in virtù di un titolo che crea delle false aspettative (Macchina per forare acquarelli), declina in cattiveria concettuale le potenzialità negative attribuite dallo spettatore. Ben più disteso il divano-parallelepipedo in pelo rosa di Emese Benczúr, un invito a sedersi, a fermarsi a chiacchierare, a intessere relazioni, mentre Tomaz Tomazin mette in mostra il narcisismo degli artisti sloveni in versione spaziale, eroi del tutto fuori luogo.
Due stanze intelligentemente contrapposte accolgono i due reportage di Ines Krasic, che raccolgono le testimonianze di abitanti di due enormi complessi abitativi dell’edilizia popolare degli anni ‘70, caratterizzati l’uno da una convivenza pacifica, l’altro da una spiccata conflittualità. Sono compiutamente eroi, ma del porno, quelli che Antonio Riello ha installato sul pavimento in un’inedita Walk of Fame, in cui spiccano i nomi di attori come Ilona Staller o il campione italiano del genere Rocco Siffredi. Da notare come la stessa opera, collocata fra le strade della città, sia stata rimossa la sera stessa dell’inaugurazione probabilmente da fervidi appassionati.

Potrebbe essere porno ma è invece un intervento a cavallo tra performance e arte relazionale quello di Sinisa Labrovic, che ha leccato i piedi al pubblico, a testimoniare la condizione dell’artista contemporaneo prostrato e vittima del sistema. Di tutt’altra natura il video, poetico sia negli intenti che nelle immagini, di Elisabetta Benassi in cui, in un quartiere buio di Palermo, abbandonato dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, una persona in bici porta una luce zampillante, unica fonte luminosa in quella che sembra una Waste Land.
Hajnal Németh (Szony, Ungheria, 1972) ricostruisce la classica sfida tra rapper, gli eroi del ghetto, in un’installazione formata da sculture in legno che ricordano Balkenhol, cui si somma il contributo sonoro con le classiche sfide vocali ormai diventate un genere vero e proprio. Ma probabilmente è Mark Pozleb a centrare meglio di tutti, e con ironia, il tema della Biennale.

Il giovane artista ha infatti costruito una casetta in legno in cui proiettare il video pop The Final Battle, in cui vengono parodiati molti dei supereroi come Superman o Batman. Siamo sfiorati dal pensiero che sotto quei costumi ci siano i modesti uomini di tutti giorni che fanno cultura, sotto tutti i profili. Costretti da mille difficoltà, e senza esserlo, a vivere quasi mascherati.

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dal 15 ottobre al 15 dicembre 2007
II Biennial of Quadrilateral – Culture Hero
a cura di Rita Kálmán, Sabina Salamon, Nevenka Šivavec, Vittorio Urbani
Muzej Moderne i Suvremene Umjetnosti
Dolac 1/II – Rijeka
Orario: da martedì a domenica ore 10-13 e 17-20
Ingresso: 10 kuna
Catalogo disponibile
Info: tel. +38 551334280; fax +38 551330982; mmsu-rijeka@ri.htnet.hr; www.mmsu.hr

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