Lo scorso febbraio, Francis Alÿs (belga residente in Messico) si aggiudica l’ambito blueOrange, uno dei più corposi e prestigiosi art prize europei: 77.000 euro assegnati ogni due anni, dai due gruppi bancari tedeschi Volksbanken e Raiffeisenbanken, ad un artista internazionale di rilievo. Una mostra al Martin Gropius-Bau di Berlino, celebra il vincitore: una breve selezione di opere (96/’04), e un nuovo complesso progetto di ricerca.
Alÿs, attento agli aspetti politici e sociali, indaga le dinamiche che regolano i rapporti tra l’individuo, lo spazio circostante e il tempo che ne scandisce il passaggio. I luoghi, le città, i volti, gli oggetti e i gesti quotidiani, acquistano forza evocativa e metaforica, quali vie d’accesso possibili per una riflessione sulla condizione umana e le identità culturali. L’indole di viaggiatore-esploratore-osservatore e la lunga esperienza in Messico, giocano un ruolo decisivo nella costruzione del suo immaginario.
Il video principale, The Rehearsal 1, ambientato in un angolo periferico, polveroso e diroccato di una città messicana, non è altro che l’estenuante tentativo di una vecchia automobile rossa di risalire una china. Arrivata in cima l’auto torna giù all’indietro, non riuscendo a vincere la salita. E così di continuo, in un andirivieni surreale e ipnotico.
L’impossibilità di oltrepassare il confine, di sporgersi al di là del limite, dà origine a una situazione comica e angosciante insieme. L’assordante colonna sonora è in realtà il nucleo generativo dell’opera. Alÿs ha commissionato a una band tradizionale locale l’esecuzione di un brano che non prevedesse una struttura definita: esattamente quello che accade durante le prove di un concerto, continui on e off, note d’attacco, brevi sviluppi e interruzioni. Il risultato è una partitura confusa, disarmonica, ossessiva e non lineare. Su cui è stato costruito l’andamento del video, scandito da ripetizioni e strappi. Le due stanze che conducono alla sala con la grande proiezione, sono pensate come dei laboratori, ambienti-provetta per la concezione e lo studio di Rehearsal. Bozzetti, appunti, monitor, video-proiezioni, maquette, step di sperimentazione intorno ai punti cardine del progetto: il movimento di salita e discesa, la gravità, il tentativo reiterato, il loop, il tempo circolare, l’equilibrio.
Un video “racconta” la storia tutta uguale di un bambino che percorre un vicolo in salita, prendendo a calci una bottiglia. Una volta arrivata cima, per una distrazione o un inconsulto movimento del piede, la bottiglia scivola giù lungo il viottolo, velocissima. Ironico, divertente, e insieme frustante è lo smacco di un’azione lunga e vana, di una fatica che si svuota per una falla incontrollabile. Microeventi che si ripetono, si dilatano, si interrompono. E poi daccapo, strenuamente. Guidati da un ritmo inesauribile, fatale, ma non meccanico: l’accidente resta il perno di ogni sistema e processo autonomo.
helga marsala
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