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fino al 25.V.2003 | The Death of Abbé Faria – Ryan Gander | Amsterdam, Stedelijk Museum

di - 8 Aprile 2003

Alla soglia del decimo anno di attività, il Bureau dello Stedelijk Museum si distingue sempre per le iniziative multiformi focalizzate su un’arte internazionale, fresca e propositiva. Ultima invenzione una serie di esposizioni dedicate ai giovani che troveranno in questo spazio elegante e dalle dimensioni ottimali un ottimo palcoscenico per i loro debutti personali.
Primo esordiente Ryan Gander. Inglese, del ’76, vive ad Amsterdam. La sua attività è multiforme, dalle installazioni alle conferenze, dal giornalismo all’attività di manager di una ‘art-band’ dalle bizzarre performances.
Per questa esposizione Gander ha optato per una istallazione, ricreando un ambiente, o, meglio, costruendo una stanza all’interno dell’area espositiva, evocando un’atmosfera del tutto particolare, dal tono cinematografico. La stanza principale è una semplice zona ufficio vuota dove, al fianco di una colonna, sono accatastate sedie in plastica blu in pila. Sulle pareti delle finestre con le classiche veneziane che, paradossalmente, dividono l’osservatore esterno da quello interno. L’unica luce presente filtra da una seconda stanza attraverso una porta semichiusa a vetri. Qui la decorazione riporta al bagno turco, di quelli vaporosi con larghe piastrelle bianche e blu alle pareti. Al di la di un corto corridoio oscuro si trova un’altra stanza dove un grosso ramo di pino sradicato è gettato per terra, circondato da cumuli di aghi.
L’impressione è vaga, qualcosa che sfugge, qualcosa di incomprensibile. Poi l’intenzione dell’artista si fa chiara, qui non c’è la ricreazione di un set cinematografico, qui viene svolto un vero e proprio plot: la morte di Abbe’ Faria. Le finestre della stanza principale danno su un lato buio, le tende sono abbassate e solo da una di queste, accidentalmente deformata, si riesce a sbirciare all’interno. Ecco il testimone.
La sensazione chiara che si avverte dentro la stanza è quella di essere osservati da qualcuno, indistinguibile, attraverso le tende. Il disagio è forte. Ecco il colpevole.
La stanza-bagno fortemente illuminata e surrealmente candida lascia percepire qualcosa, come se qualcosa fosse accaduto lì, proprio lì, qualcuno ne ha cancellato ogni traccia, un luogo del delitto immaginario, di un crimine che non c’è o ancora non si conosce. Infine si entra nell’ultima stanza ed ecco che la sensazione precedente si amplifica: l’incidente. Il ramo sradicato e il mare di aghi innondano la stanza assumendo le connotazioni classiche di un misfatto e subito si pensa ad una macchina, il grido delle ruote frenanti sull’asfalto si fa spazio nella mente seguito da un tonfo sordo ed un accartocciarsi di lamiere. Il crimine e’ servito: la morte di Abbe’ Faria.
Tutto l’immaginario cinematografico si fa avanti in questa istallazione, c’è del mistero, tanto mistero. Il personaggio di Abbe’ Faria c’è e non c’è, nascosto da un fumoso alone. Ma c’è qualcosa di più, le luci, l’essenzialità dell’ambiente, la sensazione di essere osservati, l’ambiguità e la mutevolezza dei ruoli che il visitatore assume, riportano ad un maestro del mistero: David Lynch. Si esce con uno strano effetto sulla pelle, quasi come usciti dal cinema, anzi dallo schermo del cinema.

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fabio antonio capitanio
mostra vista il 29 Marzo 2003


’The Death of Abbé Faria – Ryan Gander’, SMBA, Rozenstraat 59, 1016 NN Amsterdam, The Netherlands
Tel. +31(0)204220471, Fax +31(0)206261730
http://www.smba.nl
Entrata gratutita
Pubblicazione del SMBA No. 73, Euro 1.50
Aperto dal Martedi alla Domenica dalle 11 alle 17
Lo spazio espositivo è recuperato da una fabbrica di vestiti


[exibart]

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