Tracey Emin, colpisce ed emoziona senza mai imbarazzare. Protagonista della sua ricerca è la sua stessa vita, cosí com’è, senza filtri né segreti. Allo spettatore vengono affidate le confidenze e gli sfoghi degli ultimi 10 anni, un “caro diario” pubblico testimone di un torbido passato. Stuprata a 13 anni, picchiata e maltrattata fin da piccola, Tracey denuncia questo orrore platealmente, senza timore, servendosi di enormi ricami colorati, video,
Tracey racconta sé stessa nel modo più semplice e diretto, con espressioni a volte mediate, come le coperte ed i ricami, a volte immediate come le foto dell’infanzia o il calco della dentatura. E’ questa semplicità che scuote e colpisce. Alla crudezza delle sue opere si unisce una delicatezza ed un’ intimità profonda, di chi vuole dimenticare. Nell'”Esattore“, 2000, l’artista mette in immagini il conflitto eterno della dualità dell’io, uno scontro tra la Tracey-forte, con chiodo e sigaretta, e la Tracey-debole , raccolta nella sua vestaglia. Il video è installato in una cabina in legno dall’evidente aspetto di un confessionale.
La mostra è un vero e proprio passaggio tra le macerie di una vita. Senza preamboli si entra nel mondo più intimo di Tracey: uno scioccante aborto raccontato dalle pagine del suo diario e dalle suppellettili del bimbo perduto. La storia continua con “Why I never became a dancer“, 1995, racconto di un drammatico episodio della sua adolescenza sulle immagini di un’innocente gita a cavallo per le spiagge della sua città.
Il viaggio-esposizione entra nel vivo: “There’s a lot of money in chairs“, 1994, “Sometimes the dress is more worth than money“, 1997, ed infine “Everyone I ever slept with 1963-1995” lavoro-simbolo dell’artista inglese
Una serie di monoprint del 1997 fa da cornice. Messaggi ad interlocutori estemporanei e pensieri a voce alta si avvicendano in libertá. Notevole per esplicità e drammaticità è l’installazione “A beautiful place to live“. La bella casetta sull’albero custodisce un segreto, da un forellino si sbircia su di un bel campo di grano, lentamente le piante si aprono e spunta una viscida figura maschile semi nuda che avanza lento ma imperentorio fino a soffocare la visuale.
Tracey Emin aggiunge un nuovo e personale significato all’arte. Delude le ristrette aspettative del “visitatore”, impedisce l’indifferenza e ci si ritrova coinvolti e sconvolti nel profondo.
Tracey non si nasconde dietro le opere, lei invade la scena scaricandoci addosso i detriti di un’adolescenza rubata.
articoli correlati
Editoriale sulla collezione Saatchi
fabio antonio capitanio
mostra vista il 9 Novembre 2002
Carlo Ratti ha presentato il titolo e il tema della 19ma Biennale di Architettura di Venezia, che aprirà a maggio…
Due attiviste di Me Too imbrattano cinque opere d’arte, tra cui L’origine del Mondo di Gustave Courbet e Genital Panic…
Negli spazi della Galleria Tiziana Di Caro, a Napoli, va in scena il compendio pittorico di Lucas Memmola, una rivisitazione…
Leggi ad hoc per finanziare i progetti speciali dei pochi, soliti noti: 103 realtà siciliane della cultura, rappresentate da Gli…
Aveva destato scalpore tre anni fa, rischiava di andare in vendita per appena € 1500. Adesso il suo nuovo proprietario…
Dalla guerra alle questioni relative ai diritti umani, dall'identità culturale all'industria del sesso: la prima retrospettiva italiana di Susan Meiselas,…
Visualizza commenti
Tracey Emin che e' stata una notorieta', soprattutto famosa per il suo LETTO SFATTO esibito alla TATE GALLERY di Londra per il Turner prize qualche anno fa.
In questa pagina di Exibart e' lodevole che se ne parli, questa artista ha infatti provocato in modo alquanto oltraggioso il pubblico inglese con il suo modo di fare arte.
La Emin esibendo il suo vissuto in pubblico credo che abbia non solo cercato amore e attenzione per se stessa, ma anche tentato di dissacrare quelle regole e quei pregiudizi che esistono nell'etica di comportamento tra la vita pubblica e quella privata.