Les Italiens de Paris: i maestri Italiani di Parigi in mostra a Cortina d’Ampezzo

di - 12 Luglio 2024

Les Italiens de Paris, organizzata da Farsettiarte in collaborazione con il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, vuole celebra il gruppo di sette artisti italiani che, tra le due guerre mondiali, hanno rivoluzionato la scena artistica europea con la loro visione audace e innovativa. I protagonisti della mostra saranno Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, René Paresce, Alberto Savinio, Gino Severini e Mario Tozzi, noti a Parigi come “Les Italiens de Paris”. Questi artisti hanno dato un contributo fondamentale alla sperimentazione pittorica e iconografica, definendo una nuova estetica influenzata dalla metafisica di de Chirico e caratterizzata da una profonda riflessione sulle inquietudini dell’uomo del XX secolo.

L’esposizione, che coincide con il sessantesimo anniversario di Farsettiarte, mira a esplorare il periodo parigino in cui questi maestri italiani hanno lasciato un’impronta indelebile sulla capitale dell’arte europea. Le loro sperimentazioni condotte a Parigi rappresentarono un momento di fermento culturale durante il quale le loro opere furono accolte e riconosciute per la loro originalità e capacità di trasmettere una nuova mitologia contemporanea.

René Paresce, L’attesa, 1933, olio su tela, cm 128,8×88,4

La domanda che ci sorge spontanea è perchè questi celebri artisti scelsero Parigi come fulcro della loro creatività? Giorgio de Chirico, uno dei membri più noti del gruppo, fece il suo debutto a Parigi nell’estate del 1911, seguito da Gino Severini nel 1906 e Filippo de Pisis nel 1925. Questa città cosmopolita e stimolante attirò artisti da tutto il mondo, da Modigliani a Picasso, offrendo un ambiente fertile per l’esplorazione artistica e l’interazione intellettuale. Qui, i “Les Italiens de Paris” insieme agli altri “metechi” – così i parigini chiamavano gli stranieri – come Chagall, Brancusi, Mirò, Dalì e i dadaisti e surrealisti, contribuirono a definire il panorama artistico dell’epoca.

Il periodo tra le due guerre rappresentò un momento di grande fermento artistico e culturale a Parigi, noto come gli “anni folli”, quando la città era un crocevia di idee e influenze. Gli artisti italiani di Les Italiens de Paris, che presero parte a questo movimento dinamico, contribuirono con la loro prospettiva unica che mescolava elementi mediterranei, classici e surrealisti. Attraverso la loro arte, affrontarono questioni filosofiche riguardanti le ansie e le contraddizioni della modernità.

Mario Tozzi, Il puttino, (1932), olio su tela, cm 91,7×60

Il focus attorno anni ’20 e ’30 offrirà inoltre l’opportunità di esplorare il rapporto tra Les Italiens e la politica culturale italiana durante il regime fascista, per il quale la loro arte fu vista come uno strumento di propaganda politica e culturale. Sostenuti da figure influenti come Antonio Maraini e Margherita Sarfatti, questi artisti parteciparono attivamente alle mostre sindacali e alle Biennali, esportando la loro visione unica della modernità italiana. L’epilogo della loro esperienza parigina fu segnato dalla crisi economica e politica degli anni ’30, che li costrinse a fare ritorno in Italia. Tuttavia, il loro impatto sulla scena artistica internazionale è perdurato nel tempo, influenzando generazioni successive di artisti e critici.

Les Italiens de Paris a Cortina non rappresenta solo un’opportunità per ammirare opere d’arte di valore storico, ma anche per riflettere attorno la continua rilevanza e l’importanza di Les Italiens de Paris nel panorama artistico contemporaneo. Attraverso le loro opere, possiamo esplorare le tensioni e le aspirazioni di un’epoca tumultuosa, interrogandoci sul significato dell’arte e sulla sua capacità di trasformare e definire il panorama artistico novecentesco.

René Paresce, Castello, 1930, olio su tela, cm 91×65

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Tag: Alberto Savinio Antonio Maraini Brancusi Chagall Farsettiarte Filippo De Pisis Gino Severini Giorgio de Chirico Joan Miró margherita sarfatti Mario Tozzi Massimo Campigli Museo d'Arte Moderna Mario Rimoldi René Paresce

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