Yuri Ancarani, Atlantide 2017-2023, MAMbo Museo d'Arte Moderna di Bologna, 2023, installation view
Artista vincitore del premio ACACIA 2023 e finalista del David di Donatello 2022 per il miglior documentario con “Atlantide”, Yuri Ancarani (Ravenna, 1972) ha presentato i suoi lavori nei maggiori festival e nei prestigiosi musei e istituzioni in Italia e nel mondo. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare i suoi progetti espositivi “Atlantide 2017 – 2023”, al MAMbo di Bologna, e “Lascia stare i sogni”, al PAC di Milano (fino all’11 giugno). Un’occasione per ripercorrere oltre vent’anni di produzione dell’artista e regista e per scoprire il suo originale sguardo sul mondo. Un approccio in grado di andare oltre le apparenze rivelando l’inatteso e l’onirico celati nel banale e nel quotidiano.
Nei mesi scorsi sono state inaugurate a poco tempo di distanza, in due istituzioni italiane, il MAMbo di Bologna e il PAC di Milano, due tue mostre personali. In cosa si differenziano i due progetti espositivi e come pensi, o vuoi, che il tuo lavoro venga vissuto, letto e interpretato in questi due diversi contesti?
Oltre alle opere esposte, una mostra viene influenzata dallo spazio espositivo e dalla città che la accoglie. Sapevo che sarebbero state due mostre molto diverse unite dalla coerente presentazione di tutta la produzione artistica voluta dalla diligente curatela di Lorenzo Baldi per il MAMbo, Diego Sileo e Iolanda Ratti per il PAC.
Quando hai iniziato a interessarti al cinema? Quali sono state le tue prime esperienze significative in questo ambito?
Sono sempre stato interessato alle immagini in movimento in tutte le sue forme. Il mondo del cinema è arrivato per caso, in maniera quasi inaspettata. Sicuramente “Il Capo”, presentato al festival del cinema di Venezia, è stato un momento importante che mi ha permesso tra l’altro di girare il mondo.
Arte, immagini in movimento, cinema. Quale, secondo te, la sottile linea che li distingue o che, in qualche modo, le unisce?
Una volta c’erano linee sottili che permettevano agli ambiti di comunicare tra loro: ambiti anche tra i più svariati, come l’ingegneria e la scultura. Adesso queste linee sono dei muri invalicabili. Il sistema ti vuole al tuo posto, senza grilli per la testa, comodo nella tua comfort zone dei generi dove è possibile controllare il tuo umore o il tuo lavoro. A me piace demolire questi muri.
Raccontaci di un tuo progetto “impossibile”, non realizzato o difficile da realizzare.
Il progetto impossibile (ma forse nemmeno tanto impossibile!) è andare nello spazio. Di solito sono i bambini che vogliono fare gli astronauti e poi finiscono a fare tutt’altro. Invece quando ero piccolo volevo fare il muratore e ora da grande vorrei girare nello spazio.
E, invece, un progetto futuro su cui stai lavorando?
Il prossimo progetto sarà una collaborazione con l’orchestra Santa Cecilia di Roma per l’apertura della stagione concertistica con le musiche del compositore Ottorino Respighi.
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