A Palazzo Mora di Venezia, l’opera di Christine Corday si muove con il Sole

di - 14 Giugno 2021

In concomitanza con la Biennale d’Architettura di Venezia, a Palazzo Mora apre una mostra dal titolo “Time Space Existence”: qui anche un’opera sorprendente di Christine Corday che simula l’andamento particellare di un componente creato con stelle antiche.

Ma partiamo dalle origini. Per farlo scomoderò Italo Calvino che, ne Le Cosmicomiche, racconta in maniera ironica (ma estremamente didattica e puntuale) come siamo arrivati fin qui. Ecco, c’è stato un momento in cui il buio ha fatto spazio anche alla luce, grazie alla comparsa di una grossa sorgente di energia: il sole. «Il più dunque era fatto: il cuore della nebula, contraendosi, aveva sviluppato calore e luce, e adesso c’era il Sole. Tutto il resto continuava a ruotare lì intorno diviso e aggrumato in vari pezzi, Mercurio, Venere, la Terra, altri più in là, e chi c’era c’era. E oltre tutto, faceva un caldo da crepare», rivela Qfwfq, protagonista della parabola calviniana sulla nascita del cosmo.

Siamo abituati, a ragion veduta, a considerare il sole come una massa incandescente lontana da noi a una distanza media di 149,60 milioni km, ed in effetti è così. Ma c’è anche chi, sulla Terra, sta tentando ricreare la produzione energetica solare attraverso la fusione nucleare. Il progetto ITER – International Thermonuclear Experimental Reactor, a cui prendono parte 35 Paesi e che ha sede a Saint-Paul-Lez-Durance (Francia), sta tentando di realizzare un sole su suolo terrestre, o almeno qualcosa che funzioni “come” il sole. Per la costruzione del reattore, chiamato tokamak, è necessario l’apporto di tutti gli Stati contribuenti attraverso la fabbricazione di componenti specializzati: a questa iniziativa ha partecipato anche l’artista Christine Corday, che collabora con ITER da ben cinque anni.

Christine Corday, Sans Titre / Material Phases of Suns, 2021. 22.34 x 8.33 ft. Real-time, 13 million seconds long-form projected simulation. Image: Stephen Mangiat.

Non a caso, gran parte della produzione dell’artista americana si concentra sui materiali, sulla loro natura e reazione quando sottoposti a particolari trattamenti fisici. Ha già lavorato con varie organizzazioni scientifiche, tra le quali si segnalano: NASA, ITER, UCLA Galactic Center Group, e SETI. Per l’ITER ha realizzato specificamente un componente, Sans Titre, dal peso di 1 kg, dalla forma di un bullone M30 e forgiato dal materiale di antiche stelle. Questo è stato installato nel tokamak il 13 novembre 2019 e da lì integrato nel grande progetto.

Arriviamo ora a Venezia. A Palazzo Moro, dal 21 maggio fino al 21 novembre 2021, apre la mostra “Time Space Existence”, quinta edizione di un appuntamento annuale organizzato da European Cultural Centre. In mostra anche Sans Titre / Material phases of suns, ovvero la simulazione del campo di particelle che forma proprio l’oggetto di cui abbiamo parlato. Il loro movimento va alla stessa velocità del sole, ruotando in tempo reale con lui ogni 26 giorni. In questo modo, il componente che alimenta il sole sulla Terra verrà a ricrearsi nel giro di 6 mesi, terminando contestualmente alla chiusura della Biennale. «L’opera sfida il limite stesso della percezione oculare, poiché puoi stare davanti al lavoro per ore e vedere l’oggetto da due libbre che a malapena si muove. Eppure un minuto con quest’opera è un minuto nella scala del nostro Sole – il suo assorbimento sensoriale e la sua traslazione –attraverso l’oggetto situato sulla Terra. Una scala interconnessa all’interno del materiale», spiega la stessa Corday. L’andamento di Sans Titre è monitorabile in un sito creato per viverne l’esperienza passo passo.

E adesso chi va a dire a Qfwfq che sta per nascere un altro sole sulla Terra?

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