
Andreas Agelidakis, Brixiadue, 2024 Stazione Bresciadue, nell’ambito di SUBBRIXIA Ph. Delfino Sisto Legnani, DSL Studio
Ormai siamo abituati ad assistere, in ambito artistico, al dialogo tra il mondo antico e contemporaneo. Negli ultimi anni, questo rapporto ha sviluppato un valore aggiunto affinché l’arte, intesa nel suo senso più ampio, potesse risplendere nella sua totalità, indifferentemente dal luogo, dal tempo e dalla tecnica. È il caso della statua di Igor Mitoraj davanti al tempio della Concordia ad Agrigento, come delle tante gallerie d’arte contemporanea che, sempre più spesso, utilizzano spazi storici per esporre le loro opere. Antico e contemporaneo convivono, diventando un tutt’uno, la relazione è fruttuosa e accresce la nostra percezione estetica. Proprio su queste concezioni si fonda l’idea della realizzazione di Brixiadue, il monumentale intervento site specific che l’artista greco Andreas Angelidakis (1968) ha concepito per l’ingresso della stazione Bresciadue, in via Cefalonia a Brescia.
Inaugurata il 12 febbraio 2024, questa nuova opera permanente entra a far parte di SUBBRIXIA, la collezione di arte contemporanea che si sviluppa come una grande esposizione pubblica lungo le 17 stazioni della metropolitana di Brescia, promossa da UBI Fondazione CAB, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, realizzata con Gruppo Brescia Mobilità e Comune di Brescia, con il coordinamento curatoriale di NERO.

Influenzato dalle colonne del Capitolium, in cui le parti ricostruite sono stare realizzate in mattoni per distinguerle dal marmo delle parti originali, Andrea Angelidakis, con il cuore da artista e la testa da architetto, trasforma i contrafforti con sovrastano la discesa ai binari in quattro colonne greche dalla lunghezza di tredici metri ciascuna. L’artista ha scelto di intervenire sugli elementi strutturali della stazione, non inserendo nulla di nuovo ma rinnovando il preesistente, conferendogli un nuovo valore, trattandolo con un rispetto reverenziale che, di solito, viene attributo alle rovine storiche. Uno dei concetti alla base di questa installazione è la necessità di rendere quest’opera fruibile da tutti, non semplicemente a uso decorativo ma affinché si inserisca nella quotidianità delle persone, provocando una reazione, un’emozione.
In questo modo, l’artista rivede il rapporto con la realtà, attribuisce al preesistente contemporaneo un sapore antico e classico e, così facendo, decostruisce la vita rendendola parte di un processo osmotico tra presente e passato, tra antico e contemporaneo. Rivestite in lana di roccia e pvc con stampa digitale, realizzate con blocchi di gommapiuma, le colonne di Angelidakis nascono da questa ispirazione per entrare nella dimensione non più cronologica della sua idea di soft ruins, in cui la rovina non è altro che la realtà stessa, nel suo divenire.
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