Arte, sostenibilità, ambiente, un rapporto circolare: la mostra da Spazio Taverna

di - 28 Maggio 2022

Durante la visita in esclusiva concessa a exibart a Spazio Taverna, nella cornice dell’omonimo Palazzo Quattrocentesco al centro di Roma, Ludovico Pratesi tira le somme della recente mostra “Arte circolare”, un progetto sulla sostenibilità ambientale promosso da CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi. «È la prima volta in assoluto che l’attenzione di CONAI si incentra sul contemporaneo», spiega Pratesi, fondatore con Marco Bassan dello spazio espositivo, illustrando le dieci opere scelte per il percorso in occasione del venticinquesimo anniversario della cooperativa.

CONAI si occupa da sempre di tutelare il pianeta mediante il riciclo di molteplici materiali: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, bioplastica e vetro, garantendo dal ’97 gli obiettivi di recupero imposti dall’Unione Europea. È così che si è evitato il riempimento di 183 nuove discariche e l’emissione di circa 56 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Una quantità incredibile, pari a quella prodotta da 130mila voli Roma-New York, andata e ritorno.

I lavori esposti ad “Arte Circolare” sono stati commissionati a dieci artisti italiani emergenti: Marco Emmanuele, Bea Bonafini, Diego Miguel Mirabella, Alice Paltrinieri, Giulio Bensasson, Numero Cromatico, Guglielmo Maggini, Gianluca Branco, Lulù Nuti, e Antonio della Guardia. E rileggono la sostenibilità attraverso linguaggi artistici innovativi.

Nata in occasione di un Summit organizzato da EIIS – European Institute of Innovation for Sustainability, la mostra, conclusasi il 26 maggio, è l’inizio di una proficua collaborazione tra arte e sostenibilità ambientale: «Quest’anno Conai ha assegnato il primo premio all’opera di Giulio Bensasson e l’anno prossimo, entro aprile 2023, sarà assegnato un nuovo premio, nella volontà da parte di CONAI di coltivare una collaborazione con gli artisti contemporanei – aggiunge Pratesi – Il consorzio è rimasto molto colpito dall’attenzione dimostrata in arte per le tematiche ambientali ed è molto probabile che commissionerà agli artisti altre opere sugli stessi argomenti».

L’opera vincitrice di quest’anno, dell’artista Giulio Bensasson (Roma, 1990) è una diapositiva che, aggredita da muffe e batteri, si è trasformata in superficie astratta, rendendo irriconoscibile la fotografia di partenza. La natura ha fatto il suo corso, lasciando l’impronta della sua insita creatività.

Gli altri lavori concorrono alla resa di soluzioni, vie, intuizioni legate al futuro e al suo scenario. Frammenti di sabbie e vetri colorati restituiscono l’immagine brillante di un paesaggio marino, una frase ricamata su tessuto è il frutto di un’intelligenza artificiale. Ceramiche raccolte a largo di Napoli confluiscono in una scultura composita, lavorata secondo una tecnica giapponese. E ancora, tubi dell’acqua scartati, torti e cesellati, si uniscono in un’assemblage dalle forme molteplici. Plastici polimeri colorati imitano elementi organici naturali, mentre qualcuno ci ricorda la metamorfosi in atto verso la fine dell’Antropocene. Temi, per altro, in forte dialogo con quelli della Biennale di Venezia di quest’anno.

«Gli artisti, tutti under 35, sono stati estremamente generosi e molto sensibili al tema ambientale – afferma Pratesi – per questo CONAI ha acquistato sei delle dieci opere in mostra: oltre a Non so dove, non so quando #0478 di Giulio Bensasson, altre cinque opere, ciascuna al prezzo di cinquemila euro, che confluiranno nelle varie sedi del Consorzi, tra Roma e Milano».

In una coralità di intenti, gli artisti invitati a partecipare all’iniziativa di Spazio Taverna, pur con materiali e stili differenziati – e anzi, proprio in forza di questa eterogeneità di proposte – si sono misurati e si misureranno ancora con le questioni ambientali più urgenti, in un invito materico ad affrontare lo sviluppo sostenibile che è alla base dell’economia circolare.

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