Caterina Molteni, Pensiero che profuma di terra, giardino project, Volume 0. Ph Rosita Ronzini
HybrÄda Tales è la rubrica di approfondimento nata da HybrÄda, il nuovo progetto con cui Untitled Association ha individuato circa 150 tra spazi indipendenti, artist-run spaces, associazioni culturali e luoghi informali che stanno contribuendo significativamente ad ampliare gli sguardi sul Contemporaneo in Italia oggi.
Con un sistema di interviste a schema fisso, HybrÄda Tales restituirĂ una panoramica delle realtĂ indicizzate, siano esse emergenti o ormai consolidate, e coinvolgerĂ artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi per dare vita a un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive, attuali e future, del Contemporaneo.
Qui trovate tutte le puntate giĂ pubblicate.
giardino project, a cura di Giuseppe Amedeo Arnesano, è un luogo domestico del verde rivolto al confronto critico e politico nelle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee. Un recinto urbano dove artisti e curatori si alterneranno come ospiti di una breve residenza estiva. Talk, site-specific e operazioni editoriali sono azione e strumento di un processo di indagine dedicato alle dinamiche culturali e alle arti visive, ripensate in una visione periferica e di provincia come quella di un paese del Sud d’Italia.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Il giardino è un luogo di accoglienza, incontro e condivisione. Queste caratteristiche, ripensate all’interno di un’abitazione privata, mutano attraverso una serie di azioni, la natura dello spazio che si apre non solo agli addetti ai lavori, ma soprattutto al vicinato, ai condomini, alla gente del quartiere e alla comunità di un piccolo paese di periferia. Nella diversità di un giardino si osserva come la ricerca domestica sulle attitudini del contemporaneo, offre quella spontanea possibilità di conoscere, approfondire e comunicare, in modo quotidiano, la pratica e la ricerca di artisti e curatori emergenti immersi in un contesto del tutto slegato delle dinamiche del sistema dell’arte».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«Uno dei legami è proprio quello con la dimensione ambientale, che comprende non solo l’aspetto urbanistico, ma anche quello paesaggistico con l’entroterra e la costiera salentina. Durante le fasi di programmazione e organizzazione emerge un senso di familiarità e partecipazione, che guarda anche alle piccole attività commerciali della zona».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Sperimentazione come dialogo tra linguaggi, metodi e strumenti diversi. Sperimentazione come interdisciplinarità e sinonimo di pluralità , diritti, interconnessione e superamento delle differenze di ogni genere. Sperimentazione come necessità e acquisizione di opportunità sempre nuove».
MASSIMO è uno spazio per l’arte contemporanea, un progetto nato nel 2020 da Stefano Galeotti, Giulia Parolin e Martina Rota e che, con adrenalina e paura, non vede l’ora di essere vissuto, di sapere di più e di chiedersi perché. Il progetto nasce da una necessità e dal bisogno di assecondarla. In quanto spazio indipendente d’arte contemporanea, MASSIMO si pone l’obiettivo di fornire un ambiente in cui domanda e discussione siano gli elementi alla base della ricerca.
Cosa unisce la vostra attivitĂ , e quella del vostro spazio, alla ricerca attuale sul contemporaneo?
«Per noi si tratta semplicemente di vivere il presente. Una domanda che MASSIMO si pone spesso è: “Come facciamo a determinare cos’è necessario oggi?”».
Quali legami sentite con la cittĂ /luogo in cui operate?
«Milano è una città viziata, che si corteggia lentamente. Se da un lato per noi costituisce una casa, un posto dove sentirci accolti, dall’altro ci ricorda sempre di quanto sia importante aprire lo sguardo, cercando di tenere un profilo che sia il più possibile internazionale».
Cosa significa per voi sperimentazione?
«Significa pensare, non dare mai nulla per scontato».
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